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Gesù di Nazareth, film di Franco Zeffirelli

 

ANNUS DOMINI MMXIV - I DISCEPOLI, GLI APOSTOLI E GLI EVANGELISTI

Incontrare nella propria vita Gesù il Nazareno, Gesù il Cristo, Gesù il Figlio di Dio, è un'esperienza totale e inestinguibile.

Ti si radica dentro, mette radici, trasforma i tuoi pensieri e fa germogliare le tue azioni.

Ma chi può seguire Gesù? Di certo non tutti!

Sicuramente tutti coloro che hanno buona volontà.

E chi ha buona volontà?

Chi sfrutta i propri talenti e li moltiplica.


Se analiziamo la Sacra Scrittura, infatti, già i profeti di Dio sono, per tutto l'arco della storia di Israele o poco ascoltati o perseguiti. Eppure la loro buona volontà affonda sempre nel compito difficile di predicare il Regno di Dio.

Se leggiamo i Vangeli ci accorgiamo dei diversi modi di seguire Gesù.

Gesù all'inizio chiama a sé discepoli (le chiamate di Andrea, Giovanni, Giacomo, Filippo ecc...).

Solo in seguito a molte prove, a molti insegnamenti, a molto amore cresciuto insieme Gesù sceglie tra loro Dodici Apostoli (inviati).

 

I Dodici prescelti sono:

 

 

Andrea

 

 

 

Giovanni

 

Pietro

 

Giacomo il Maggiore

Filippo

 

Tommaso

Bartolomeo

Matteo

 

Giacomo di Alfeo o il Maggiore

Simone lo Zelota

Giuda di Giacomo (o Taddeo)

 

Questi sono coloro che, tra i discepoli, Gesù ha scelto come inviati.

Il dodicesimo, Giuda Iscariota, il traditore, sarà poi sostituito dopo la morte e Resurrezione del Maestro, da Mattia.


Questi Apostoli Gesù li ha scelti non per eleggerli né per premiarli, ma per poeticizzarli e responsabilizzarli.

1.Gli Apostoli sono poetici perché sono espressione della moltitudine, degli uomini, di tutti gli uomini.

San Pietro tradisce Gesù durante il di lui arresto;

San Tommaso è il miscredente, colui fermo alla materialità e sondabilità delle cose;

San Simone lo Zelota lo seguiva perché vedeva in lui la novità del riscatto del popolo ebraico contro i Romani;

San Matteo o Levi era un esattore delle tasse i quali, quando non disonesti, erano disprezzati e odiati dal popolo e quindi anche emarginati;

San Filippo o Natanaele era il cinico scettico e tronfio inquisitore del "E tu come mi conosci?" detto, bontà sua, davanti al Figlio di Dio;

Molte altre volte gli Apostoli si dimostreranno non degni di seguire il Maestro.

Quando parlavano di chi fra loro fosse più grande, quando non comprendevano i miracoli delle moltiplicazioni o quando hanno impedito ad uno non dei loro di fare del bene nel nome di Gesù...

Uomini. Gli Apostoli, tutti Santi, sono stati uomini, con passione, ideali, giorni tristi e gioiosi.

E quindi da questo si capisce come la nostra premessa NON TUTTI POSSONO SEGUIRE GESù, fosse sbagliata. Tutti possono seguire Gesù.

Persino gli imbroglioni, gli omicidi, gli scettici e i materialisti...

Tutti, pentendosi, possono ritrovare il Sole dell'Inizio.

Peccare, pentirsi, cambiare vita, rivivere da convertiti: questo è il Cristianesimo!



2. Li ha responsabilizzati. Cioè ha affidato loro un tesoro inestimabile, il Vangelo, ed essi hanno trovato in sé una forza nuova, una grandissima e bellissima piacevolezza nell'offrirsi totalmente al compito e nel vestire i panni del martirio in tutte le terre del Mediterraneo.


Apostoli, in definitiva, ce ne sono ancora oggi. Silenziosi, laboriosi, amorevoli, confidanti nel Padre Eterno, amici fraterni di Gesù Cristo, essi asciugano le lacrime dei piangenti e portano il Vangelo dove il Vangelo non c'è o dove viene osteggiato.

Quella degli Apostoli è una storia in continua reinterpretazione.



 

Shoah, una tragedia da illuminare alla fiamma del ricordo

(Dedicato ai miei ragazzi, perché in questi tempi tanto oscuri capiscano presto i valori più importanti della vita, scorgano la luce e si impegnino per un mondo migliore!)


La Shoah

Shoah significa in ebraico distruzione, catastrofe.

Olocausto, invece, indica il sacrificio rituale di animali che gli Ebrei (e tutti i popoli antichi) compivano al Tempio.

Con Shoah e/o Olocausto ci si riferisce alla più sanguinosa, crudele e criminale pagina della Storia dell'umanità, avvenuta tra gli anni Trenta e gli anni Quaranta e che vide la morte di 6 milioni di "Ebrei". Vedremo come sotto il nome di "ebrei" troviamo una delle più disastrose incomprensioni della Storia.


Anzitutto, bisogna affermare che l'antisemitismo (odio verso i semiti, cioé il popolo "ebraico", è antico e viene dalle lotte nella Palestina del 1800 a.C., ai tempi di Mosé e Giosué), quando, cioé, gli Ebrei tornano dall'Egitto nella loro terra.

Poco dopo la morte e resurrezione di GESù CRISTO, ebreo, nato da ebrei, vissuto tra gli Ebrei come uno di loro, anche se di saggezza, facoltà e amore da Figlio di Dio, il Tempio di Gerusalemme è stato distrutto e con esso l'intera città e gli Ebrei, dal 70 d.C. non hanno più avuto una patria e si sono dovuti allontanare nelle regioni limitrofe.

La DIASPORA è stata, per loro, sempre motivo di malinconia e rimpianto.

Da allora, gli Ebrei sono diventati italiani, francesi, tedeschi in base a dove avevano scelto di vivere (o dove erano stati accettati).


Pure, con il rafforzamento del potere e del prestigio della Chiesa (una Chiesa che passato i primi secoli di martirio era divenuta potere politico), l'antisemitismo si è alimentato dell'accusa di deicidio e ha fatto in modo, soprattutto nei momenti più oscuri del Medioevo, di dare la caccia agli Ebrei.

La prima comunità stabile di appartenenti a questo popolo si radunò, però, solo attorno all'anno 1000 a Venezia, in un quartiere denominato GHETO.

Per tutti i secoli avvenire essi saranno concentrati in zone della città a loro dedicate che, nel corso del tempo, saranno murate e alle quali si accederà per cancelli che di notte venivano chiusi. Come nella città del Papa, Roma, a cui Giuseppe Gioacchino Belli dedica tanta e così ironica testimonianza.


Fino a quando, nell'Ottocento, con l'affaire Dreyfus (1894, uno dei tantissimi casi nei secoli rincorsisi) non si è giunti alla figuraccia che testimoniava la gratuità e pretestuosità di certi atteggiamenti discriminatori nei confronti degli Ebrei.


Proprio in seguito alla consapevolezza di un ebreo in particolare, Theodor Herzl, avvocato che pubblicò il Der Judenstaat (Lo Stato ebraico, 1896), si fondò il Movimento sionista (1897) di cui egli stesso divenne Presidente. Il Sionismo è la corrente di pensiero che rivendicava agli Ebrei il ritorno ad avere una patria, patria che doveva essere necessariamente la terra da cui, milleottocento anni prima, essi erano stati cacciati.


Pure l'antisemitismo era un comodo casus belli per sfogare la frustrazione dei popoli per quelle democrazie traballanti che in Italia e in altre nazioni europee non riuscivano a tenere testa ai tempi.


Un nuovo momento in cui la Storia concentrò l'odio verso gli Ebrei furono, quindi, gli anni Trenta. Nel 1938, più precisamente. In una notte di quell'anno, in particolare.

La famigerata Notte dei cristalli, quando si distrussero, incendiarono e rovinarono migliaia di negozi gestiti di ebrei in tutta la Germania. Era la notte tra il 9 Novembre e il 10 Novembre 1938, appunto.


Quel fatto grave era solo il preambolo di quel che sarebbe avvenuto. L'orribile crimine della Shoah fu un progetto senza alcuna giustificazione, senza alcun senso, senza alcun fondamento. E questo "senza" rende l'azione, ogni azione, un'azione criminale.

Certo, la giustificazione, all'epoca, era stata trovata con l'assurda accusa di complotto attraverso il quale gli Ebrei (i più ricchi al mondo) avrebbe dominato il mondo intero (progetto stranamente imputabile - con ragioni storiche inoppugnabil- proprio a quei Nazisti che facevano del proprio motto "Deutschland uber alles" un vanto!).

Certo, il senso si trovò nell'incameramento dei beni (immobili, mobili, artistici, eccetera) degli ebrei di Germania.

Certo, il fondamento sarebbe stato, nella pubblicistica ufficiale, un mondo più pulito (fatto aberrante se si crede che per "ripulire il mondo" - operazione già concettualmente difficile da immaginare - si crede di doverlo fare sterminando un intero popolo).

Già i vari interventisti ante Prima Guerra Mondiale avevano asserito che la guerra fosse la "sola igiene del mondo", al contrario della voce del Papa che scriveva trepidante di fermare "l'inutile strage".


Pure, arriviamo al punto: la Soluzione finale era il piano per distruggere e cancellare dalla faccia della Terra il popolo ebraico.

Gli errori storici commessi sono parecchi:

  1. in primis, un errore incredibile: si legga la prima pagina del Corriere della Sera dell'11 Novembre 1938 (stranamente subito dopo i fatti della Notte dei Cristalli).

Le leggi per la difesa della razza... titola il quotidiano, il quale aggiunge Sommario che, all'interno si tratterà de "la definizione di "ebreo".

Si parla prima di RAZZA e poi di EBREO.

Tutti sanno che:

ISRAELE indica lo Stato (come dire ITALIA);

ISRAELITA equivale ad "appartenente allo Stato di Israele";

EBREO indica la fede (sta a dire CRISTIANO, MUSULMANO);


Può esistere, dunque, una razza ebraica?

Esiste una razza cristiana? Una razza musulmana?

Corriere della Sera.

Con tutta la cultura dell'epoca.

Pensiero dominante.


Un errore storico, antologico (di comprensione dei testi, roba da scuola media di oggi).

 

Riprova di quanto detto sono:

a) il fatto che Ebrei non avevano uno Stato da 1800 anni e per 1800 si sono integrati nelle culture dei popoli che li hanno accolti (bravi mercanti come loro, dove trovarli?) e si sono mischiati (matrimoni misti non erano consueti ma ci sono stati), hanno mischiato il proprio sangue con quello altrui;

b) il fatto che ...


 



 

Il valore spirituale della casa

I miei lettori mi permetteranno una breve introduzione filosofica sull'essenza e il valore della casa.

La casa è sempre stata il centro spirituale e umano di ogni famiglia prima ancora che di ogni individuo.

La casa è costruzione di una pluralità di vite in simbiosi tra loro.

La casa è il momento in cui ci si riusce per celebrare un pranzo o una cena, amandosi, scambiandosi amore sotto uno stesso tetto.

Due accezioni mi stanno a cuore della casa. Una, ciceroniana, del PRO DOMO SUA; non si faccia mai della casa un affare privato, la casa è luogo aperto, luogo di incontro, luogo di fervore religioso e di quotidiano aiuto, di progetti e di sogni. Prima che muri a cui dare nome casa, l'uomo deve avere ben chiaro che è il cielo, è la sua patria, è il luogo della più assoluta felicità la vera casa.

Altra accezione è quella delle parole di Cristo allorché, invitando i discepoli a seguirlo, dice che il Figlio dell'uomo non ha casa mentre le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo il loro nido... (Matteo 8, 18-22).

La casa, dunque, non deve mai essere fine ma mezzo: mezzo di costruzione di unità spirituale, di preghiera, di comunione, di riflessione.



 

Tu scendi dalle stelle

Questa bellissima poesia, poi musicata, è stata composta da un vescovo cattolico di Napoli vissuto tra il XVII e il XVIII secolo: Alfonso Maria de' Liguori.

La canzone è stata scritta quando egli era in Capitanata.


 

 

Tu scendi dalle stelle, o Re del cielo,

e vieni in una grotta al freddo e al gelo. (2 v.) 
O Bambino mio divino, 
io ti vedo qui a tremar; 
o Dio beato ! 
Ah, quanto ti costò l'avermi amato ! (2 v.) 

2. A te, che sei del mondo il Creatore, 
mancano panni e fuoco, o mio Signore. (2 v.) 
Caro eletto pargoletto, 
quanto questa povertà 
più m'innamora, 
giacché ti fece amor povero ancora. (2 v.) 

3. Tu lasci il bel gioir del divin seno, 
per giunger a penar su questo fieno. (2 v.) 
Dolce amore del mio core, 
dove amore ti trasportò ? 
O Gesù mio, 
per ché tanto patir ? per amor mio ! (2 v.) 

4. Ma se fu tuo voler il tuo patire, 
perché vuoi pianger poi, perché vagire ? (2 v.) 
mio Gesù, t'intendo sì ! 
Ah, mio Signore ! 
Tu piangi non per duol, ma per amore. (2 v.) 

5. Tu piangi per vederti da me ingrato 
dopo sì grande amor, sì poco amato! 
O diletto - del mio petto, 
Se già un tempo fu così, or te sol bramo 
Caro non pianger più, ch'io t'amo e t'amo (2 v.) 

6. Tu dormi, Ninno mio, ma intanto il core 
non dorme, no ma veglia a tutte l'ore 
Deh, mio bello e puro Agnello 
a che pensi? dimmi tu. O amore immenso, 
un dì morir per te, rispondi, io penso. (2 v.) 

Dunque a morire per me, tu pensi, o Dio 
ed altro, fuor di te, amar poss'io? 
O Maria. speranza mia, 
se poc'amo il tuo Gesù, non ti sdegnare 
amalo tu per me, s'io non so amare! (2 v)

 
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