Blog religioso
Brese traduzione ed esegesi del passo del Vangelo di Luca 2,19Capita di trovare un sacerdote che spieghi, nella propria predica, il significato greco dei termini del Vangelo; e capita anche di trovare un fedele che, ascoltato, vada a verificare, non per mettere a prova il consacrato ma per capire perché queste traduzioni dei Vangeli siano così lontane, in alcuni passaggi, dal significato originario della Parola. Questo si deve alla diversità delle lingua, alla polisemia delle lingue stesse al loro interno, a fattori etnologici inalienabili, come i processi storici e culturali. Però è bene informarsi. Dunque, il passo in questione è Luca 2,19 che in greco recita 19 ἡ δὲ Μαριὰμ πάντα συνετήρει τὰ ῥήματα ταῦτα συμβάλλουσα ἐν τῇ καρδίᾳ αὐτῆς (e de Mariam panta suneterei ta genata tauta symballousa en te kardia autos) in latino diventa
19 Maria autem conservabat omnia verba haec conferens in corde suo e, infine, è l'italiano [19]Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore.
L'elemento di discrepanza più evidente sembrerebbe quel termine latino verba (che sta per nome generico ma anche specifico) tradotto con il brutto termine di "cose". "serbava tutte queste cose" anziché "serbava tutte queste parole". Quest'ultima sarebbe la più fedele delle traduzioni.
Tuttavia lo sbaglio, faceva notare il sacerdote non imputandolo come sbaglio, sta nella traduzione da greco a latino. Il verbo greco Symballousa da Symballo - sym (insieme) ballo (mettere) vorrebbe dire "mettere insieme" o meglio "comporre", come spiegava il sacerdote. Dunque non "meditandole nel suo cuore" ma "componendole nel suo cuore", come con i puzzle si compongono i tasselli per avere intera la figura, così avviene per Maria quella notte. C'è un'investigazione. C'è una logica. C'è un'attenzione. Se poi pensiamo che symballousa avrebbe a che fare con symbolè (sym- insieme bolè getto) ovvero la parola simbolo che viene generalmente tradotto appunto come "mettere insieme", il nostro quadro è completo. |
BUON NATALE 2014BUON NATALE!
Merry Christmas! Nollaig Shona Dhuit! Feliz Navidad! Joyeux Noël! Zalig Kerstfeest! Frohliche Weihnachten! Milad Mubarak! Mo'adim Lesimkha! Gézuar Krishlindjet! Eftihismena Christougenna! Sretan Bozic! Merii Kurisumasu!
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Considerazioni teologiche e storiche su Israele e Palestina
PUNTO PRIMO Da che parte sta Dio? La Terra. Nostro Signore, il Dio, l'unico vero Dio, il Padre Eterno, il Creatore del Cielo e della Terra, ha dato il nostro pianeta all'umanità. Poiché l'uomo è solo il più simili tra gli animali e le creature al Creatore, poiché l'uomo compie brutalità pari alle bestie selvatiche e costruisce civiltà tramite un intelletto insuperato e inimmaginabile e un'anima sensibile, rara per qualsiasi appartenente del regno animale (che sino ad oggi conosciamo), egli ha la possibilità di strisciare nel fango o volare con la fantasia nel tempo e nello spazio. Questa premessa sembra incoerente ed invece, vi garantisco, parte tutto dal principio. Se Jahvé (Dio, Gesù Cristo, Allah) è uno solo e Padre di tutte le creature, è saggio non dividerlo, non distinguerlo, sebbene siamo abituati culturalmente a chiamarlo secondo la nostra lingua. Ricordare Babele? L'arroganza dei costruttori? Dio, Allah, Gesù Cristo, Jahvé sono molti nomi sinonimi, per indicare l'unico vero Dio Padre del Cielo e della Terra.
Se Dio è Padre di tutti gli uomini e ha donato la vita ad Adamo ed Eva e ai loro discendenti l'ha donata a tutta l'umanità. Se Dio ha donato l'alleanza ad Abramo ed ai suoi discendenti, l'ha donata a tutta l'umanità. Se Dio si è manifestato in Gesù Cristo, ha parlato a Maometto, l'ha fatto perché le loro parole parlassero all'umanità. Ebbene, prima ancora che un calcolo politico, economico, sociale, militare o filosofico, la guerra tra uomini, specie la guerra che chiama in causa Dio contro dei nemici, non è un'assurdità? Non è una bestemmia? Non è un deicidio?
Dunque, Dio sta dalla parte di tutti gli uomini, suoi figli senza differenza. Sta dalla parte delle vittime. Sta dalla parte degli innocenti. Sta dalla parte dei più deboli. Coloro che causano guerra, morte e distruzione, specie se lo fanno in nome di Dio, avranno guerra, morte e distruzione nel Giudizio. Che il loro cuore si converta è la nostra perenne preghiera!
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PUNTO SECONDO Questa terra di chi è?
All'inizio della Storia, quando l'uomo si è diviso e sparpagliato su tutta la superficie divenendo da ramingo stabile e fondando città e villaggi, la zona compresa tra la foce del Nilo e la Fenicia, era patria di molti popoli. I Fenici, appunto, gli Egiziani, gli Ittiti eccetera eccetera. Regno fenicio, 1200 a.C. - 333 a.C.
Ad un certo punto, Dio chiama un uomo da una lontanissima città nei pressi dell'Eufrate, Ur. Ad Abramo Dio promette una terra (la Terra Promessa), una discendenza infinita, la benedizione di tutti gli uomini. Abramo ascolta la voce di Dio. Quel suo viaggio cambierà la storia di interi millenni.
AVRAHAM (Ebraico) IBRAHIM (Arabo) vuol dire, infatti, "padre di molti". Abramo è il capostipite delle tre grandi religioni monoteistiche. Discendenti di Abramo sono ebrei, cristiani e musulmani. Il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe (Israele).
Solo dopo secoli di avvenimenti, l'esilio babilonese, l'esilio egiziano, con un nuovo grande profeta "nazionale", Mosè, gli Ebrei riescono ad emanciparsi dalle dominazioni straniere. Il successore di Mosè conquista la Terra Promessa che viene divisa tra Dodici Tribù. Questa divisione diede pace e prosperità agli Ebrei che, nella loro Terra Promessa, unirono la loro religione (l'Ebraismo) ad un'entità territoriale (Israele). Israele (Ish roe El - l'uomo che ha visto Dio) è Giacobbe. Il senso di unità di popolo, il popolo di Israele, con quella terra, Eretz Yisrael, cominciò a consolidarsi. PURE GLI ISRAELITI (SEGUACI DELL'EBRAISMO) NON FURONO I PRIMI ABITATORI DELL'AREA. VINSERO ALTRI POPOLI E VI SI STABILIRONO. Dunque, di chi è quella terra? Del più forte! L'uomo religioso si risponde, però, che questa concezione del più forte poteva appartenere ad un'età antica dell'umanità ma non all'umanità del Terzo Millennio.
Dopo la Diaspora (70 d.C.) quella terra fu bizantina e poi conquistata dagli Arabi, portatori della nuova fede islamica. Gli Ebrei (dal Regno d'Israele) hanno abitata quella terra, a fasi alterne, per mille anni circa. Gli Arabi l'hanno abitata, dunque, per mille e quattrocento anni circa.
Non è una questione numerica o statistica. Dico solo che le ragioni storiche che si sommano non darà mai un risultato esatto. Come in quelle operazioni in cui il risultato è infinito.
Quella terra non è del più forte ma è una terra aperta, una terra non di confine ma senza confini, una terra dove il Dio unico ha parlato, una terra che dovrebbe accogliere e non respingere, pregare e non combattere, far vivere e non morire. Qualcuno penserà che il mio discorso di uno Stato con due popoli diversi è utopistico e forse lo è. E peggio ancora se da due popoli dicessi che ne dovrà sorgere uno unico, come unico è il Padre Eterno che è nei Cieli. Pure questo affermo. Se la guerra è voluta dai violenti, dai trafficanti di armi, dai fanatici, dai ladri, dagli aguzzini di entrambe le parti e di buona parte dei Paesi ricchi di tutto il pianeta, corresponsabili di quello che avviene, bisognerà destare la coscienza dei popoli, dei popoli che scendono simultaneamente in piazza come negli anni di pacifismo che furono. Tutto quello che sta succedendo allontana la benedizione di Dio da quei popoli. Affama innocenti, uccide bambini, devasta costruzioni. Quel Paradiso sulla terra per cui l'uomo religioso, ebreo, cristiano e musulmano, deve dedicare la sua vita, deve partire dalla nostra partecipazione, mobilitazione, discussione e azione di pace. UOMINI DI PACE!
Israele e Palestina devono capire che il loro destino è irrevocabilmente intrecciato. Che questo intreccio non è un soffocamento ma un abbraccio. Che chi intreccia è Dio. Che la pace è la volontà di Dio!
AMEN!
27 Aprile 2014: Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II santiLa lunga catena di Santi, di persone che con la propria vita hanno saputo imitare Gesù, grande sogno per cuori umili, da Domenica 27 Aprile 2014 si arricchirà di due importanti Papi. Per la prima volta due Pontefici dichiarati santi nella stessa cerimonia. Due epoche diverse, che attraversano tutto il Novecento, due terre diverse, Bergamo e Cracovia, due stili simili ma diversi.
Io credo che questi due Papi, ma anche Paolo VI e in genere tutti gli ultimi Pontefici, abbiamo saputo interpretare l'esigenza di rinnovamento che la società moderna ha imposto alla Chiesa, senza per questo rinunciare ad alcuni aspetti millenari della sua profonda storia.
Giovanni XXIII, (nome già usato da un antipapa nel XV secolo), è il cosiddetto Papa Buono, titolo che il suo segretario personale ha sempre cercato di non attribuire. Buono per quella bonomia di carattere, per quella vocina fiabesca in una corporatura poderosa, ma in particolare per l'impegno per la pace che ha sempre contraddistinto Roncalli. Se si pensa a due sole azioni da lui svolte, evitare che la crisi missilistica di Cuba sfociasse in una nuova Guerra Mondiale, e l'indizione del Concilio Vaticano II, fanno di lui un buon Pontefice, se si calcola che il suo pontificato è consistito in pochi cruciali anni.
Giovanni Paolo II è stato il mio mito di ragazzo. Un uomo così dinamico, così volenteroso, che ha dovuto vivere anni di facile progresso e, per questo, di regresso rispetto alla sfera spirituale, anni di attacco alla Chiesa (che ha difeso a volte bene e volte no), anni di attacco personale (l'attentato) e anni di crisi internazionale (gli ultimi anni e le ultime tensioni prima del crollo del muro di Berlino il 9 Novembre 1989). Varie questioni, come il caso Orlandi, lo Ior e la pedofilia hanno infestato il pontificato più lungo dell'epoca moderna e secondo solo a San Pietro ma questi mali atavici che colpivano la Chiesa prima di lui egli ha cercato di arginarli (forse non poteva più di tanto) e così ha lavorato lungamente e duramente in mezzo a pericoli i più difficili che ci siano. Lo si è visto dopo, con la corruzione in Vaticano con Benedetto XVI e con le pesanti accuse di Papa Francesco alla lobby gay in Vaticano.
Quindi io credo che questi due grandi personaggi siano santi per la carità che hanno investito negli altri, per la speranza che hanno infuso e per la fede che hanno testimoniato. Di Giovanni Paolo II molte sono le immagini che mi vengono in mente, ad esempio. Le sue arringhe di mercoledì, i suoi viaggi (a Cuba o in Africa), la Giornata Mondiale della Gioventù, quando i giovani sono tornati ad essere chiamati a partecipare al mondo, l'accusa alla mafia nel sontuoso discorso di Agrigento, i suoi pellegrinaggi a Lourdes e in Terra Santa e la sua ferrea volontà di appartenere a Cristo.
Con questi due nuovi e grandi Santi la Chiesa ricorda a sé e al mondo il suo ruolo di annunciatrice e di convertitrice del mondo nella dolce novella di Gesù Cristo, il Figlio del Dio Vivente. Una novella lunga due millenni, una storia d'amore incancellabile, un grande volo verso l'infinità.
Speriamo anche noi, come loro, di essere Santi. La nostra vita sia tutta uno spenderci per imitare Cristo. Così caricheremo i nostri giorni di lavoro e il risultato del nostro impegno ci darà felicità. Così saremo cristiani. |