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La morte di un prete di strada, don Andrea GalloDon Andrea Gallo (Genova, 18 Luglio 1928 - Genova, 22 Maggio 2013) è stato un personaggio di straordinaria importanza per il nostro tempo, tempo di transizione tra Novecento e Duemila. Perché nato in epoca fascista e morto in tarda età, e quindi testimone della faziosità dittatoriale e della barbarie della guerra; perché nato in una città ricca ma piena di poveri, povera d'amore, troppo elegantemente passata dall'agio di cartone di certi anni alla disperazione cupa di questi giorni; perché tenace amante della sua gente, soprattutto di quella più indifesa ed emarginata, verso cui è nota tutta la carità che riversò; perché fondatore di una comunità, perché uomo semplice ma colto, profilo di un nonno qualsiasi, ottantacinquenne pieno di vitalità e di coraggio, perché era un uomo prima che essere un mero impiegatuccio di provincia, un uomo che dimostrava a fianco di chi avesse ragione, anche se erano bandiere di altro colore, un uomo che rimproverava i suoi capi e parlava chiaramente, da uomo libero, da uomo vero... Si capisce che per mille motivi don Andrea Gallo è stato un grandissimo personaggio di questa Italia spenta di oggi, eppure di questi mille motivi io credo fermamente si debba ricordare uno, il primo dei suoi aspetti, il punto cardine della sua azione, il principio ispiratore della sua vita: don Andrea Gallo è stato un prete! Seppure potrà sembrare la più banale asserzione mai udita prima, v'assicuro che non è così, almeno nelle mie intenzioni. E, per dimostrarvelo, parto dalla fine. Da quegli elogi che stanno arrivando da gente di orientamento anche diverso, da ragazzi di Sinistra, da gente che lo ha ascoltato e ha capito che quello era davvero un prete, un prete alla maniera evangelica, un prete di Gesù Cristo. Un prete ha il dovere morale di servire gli altri e don Gallo lo ha fatto egregiamente, con le mani e con la mente, andando in lungo e in largo per la Penisola ad insegnare cosa è Repubblica, cosa democrazia, cosa Costituzione. Forse dirò una nuova ovvietà, forse i miei lettori non troveranno molta affinità, ma il grande affetto unanime e concorde di molte parti della società verso il suo ricordo mi fa pensare ai funerali di Giovanni Paolo II, altro straordinario interprete di quest'era transitoria, all'affetto che ancora avvolge don Puglisi, don Diana, all'entusiasmo suscitato da un Papa rivoluzionario come Papa Francesco. E mi si consenta anche un paragone. Qualche tempo fa è morto un politico di lungo corso della Prima Repubblica: non ha avuto funerali di Stato, come si sarebbe pensato, è stato ricordato frettolosamente, nessuno lo ha troppo rimpianto, non c'è stato un ricordo di popolo a salutare la sua figura, pure determinante, in qualche modo, per la storia del nostro Paese. Tutto il contrario avviene adesso per don Gallo, un semplice prete di strada che con l'esempio, con il servizio, ha guadagnato l'affetto umano e spirituale di molti, ha mostrato il lato vero, autentico, evangelico della Chiesa. E non solo e non tanto perché ha mostrato, in alcune occasioni, il pugno chiuso o perché ha cantato "Bella ciao" in chiesa, cosa che lo avvicina ad un altro grande prete martire, don Ugo Bassi, ma essenzialmente perché è stato uomo vicino agli ultimi, alle prostitute, ai balordi, agli immigrati, agli emarginati, ai poveri, a tutti coloro che, nella pienezza della loro conversione, sono chiamati "beati" dai Vangeli del Cristo. Mi viene in mente un episodio che don Andrea ripeteva spesso, in tv, quando raccontava del dialogo che ebbe con un alto prelato in Vaticano. A quello, che gli rimproverò di stare sempre in mezzo a gentaglia come prostitute, strozzini, ubriachi e balordi e gli consigliò di non creare scandalo, don Gallo rispose: "Beh, eminenza, come farebbe Gesù?". E l'Eminenza avrebbe risposto: "Che c'entra Gesù, adesso?". "Come che c'entra Gesù. Questo è il Cristianesimo, fare come Gesù!".
Questa persona, di questa umanità, è stato don Andrea Gallo. Amico di cantanti, pensatori, ma ancora prima del popolo che ha protetto e dei principi che ha sostenuto. Io incontrai don Andrea Gallo al Salone del Libro di Torino, era l'anno 2011 (se ben rammento). A parte qualche parolaccia, che il mio "perbenismo" non consente ai laici figurarsi a un prete, diceva cose molto sagge, evangeliche, logiche, sensate e calde di cuore.
Il buon Dio si ricorderà dei giusti. Don Andrea Gallo è stato un giusto! |
Il dialogo ecumenico per l'unità dei Cristiani
Oggi si è svolto l'importante incontro di fede e dialogo tra Papa Francesco e il Patriarca Copto d'Egitto Tawadros. I due hanno parlato, pregato insieme e il Papa in bianco ha accettato l'invito rivoltogli dal fratello egiziano di visitare il bel Paese africano. Quest'oggi si è segnata una nuova tappa vero la riappacificazione e la riunione delle Chiese. Il mondo del Tremila va veloce e si deve essere al passo coi tempi, anche la Chiesa. E la riunione delle chiese nella grande Chiesa di Cristo e un nuovo slancio di fede autentica, di volontariato, missionarietà, un'apertura dottrinale e dogmatica, una vera e autentica ridiscussione dei cardini della Cristianesimo, fede, speranza e carità, potranno giovare al futuro dei popoli e delle genti. IL MATRIMONIO CRISTIANO
L'esperienza magnifica del matrimonio, "dono della maternità", ha chiaramente più livelli. Dal più ovvio e materiale, quello della perpetuazione della vita (che si sublima, però, nel concetto di procreazione), a quello più filosofico-teoretico-teologico dell'unità di due corpi in un'anima sola. Nel nostro tempo il matrimonio conosce una grave "crisi d'identità e di valore", ma il valore di un dono lo dà chi lo riceve. Se un amico risparmia soldi, dedica tempo, compra il materiale, lo lavoro e poi mi regalo, che ne so, una statua in legno ma quando me la offre io la guardo distrattamente, abbozzo un non sincero gradimento, dimostro di non capire che grande gesto d'amore c'è in quel regalo, il problema non è del mio amico che si è prodigato né del regalo (che non è la bellezza della statua o la perfezione ma il "gesto" "l'atto dell'offrire") ma il problema è il mio e della mia scala assiologica.
Dunque, il matrimonio, si diceva. Credo che sia una questione "linguistica". Anche la lingua, come il matrimonio, è maltrattata da un tempo sgrammaticato e presuntuoso. Matrimonio è quello che conosciamo tutti e che manda avanti il mondo con la divina potestà della procreazione. Altro è dire, riconosco i diritti civili di altre unioni. Ci mancherebbe! Sono a favore di questo riconoscimento di diritti! Se una grandezza il nostro tempo ce l'ha è proprio quella di conoscere meglio il concetto di DIRITTO (l'applicazione, invece, è, come tutto, arbitraria). Quindi matrimonio classico, unioni civili, ma resta fuori il punto centrale, il concetto di amore. L'amore, oggi, come sempre ma più di prima, è un concetto astratto, astruso, divenuto "a forza" multiforme, poliedrico, all'occorrenza esportabile... cosa, questa, che lo falsifica.
Il concetto di amore e di amore coniugale, va ristudiato!!!
Io dico solo: sabato, lo Shabbat ebraico, le nozze, simili alle nozze di Cana, con i monti alle spalle ma sul mare. Nuvole e benedetta acqua celeste. Preghiere all'Altissimo. Due domande, una risposta. L'inizio di una promessa. Quello che è di un regalo, lo stabilisce chi lo riceve, se lo ama, se lo conserva bene, se lo custodisce, se ne parla agli altri come una cosa bella e gradita, se ogni giorno riscopre la bellezza e la dolcezza di quel dono. Dono è l'altro, dono è la vita che continua, dono è la vita! Che il matrimonio torni centro della società, questo è l'auspicabile. Vorrebbe dire che donne e uomini tornano responsabili delle scelte, fieri della propria dignità, liberi di custodire la loro promessa. |
La Pasqua di Gesù Cristo nei VangeliLA PASQUA
La Pasqua, per gli Ebrei, era la festa della Liberazione. Liberazione del popolo degli Ebrei dalla schiavitù d'Egitto, ad opera di Mosé. Tre dei quattro Vangeli fanno corrispondere la Pasqua ebraica all'Ultima Cena, solo Giovanni ha una cronologia diversa. Tuttavia, tutti e quattro i Vangeli concordano su cosa sia Pasqua cristiana: la liberazione del popolo universale (dell'umanità, di tutti gli uomini) dalla condizione di schiavitù del peccato e della meschinità, ad opera di Gesù Cristo Figlio del Dio Vivente.
Il Vangelo secondo Matteo dice del fulgore, dello spavento delle donne, dell'Angelo. "Timore e gioia grande" erano i sentimenti delle pie donne. L'apparizione alle donne, "andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno!". Le donne, dunque, sono le prime apostole, le prime annunciatrici del Vangelo (della Buona Novella). Apparso ai discepoli manda loro a tutti i popoli "ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo!".
Il Vangelo secondo Marco riferisce anora dello spavento e del timore e "non dissero niente a nessuno, perché erano impaurite". L'evangelista sottolinea la profondità della paura di quell'apparizione angelica. Quindi l'annuncio di Maria di Magdala, e la non fede prestata alle sue parole, l'apparizione a due di loro "in cammino verso la campagna".
Il Vangelo si conclude con il mandato di Gesù,"Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura!", con i segni che accompagneranno gli Apostoli e con l'Ascensione, la salita di Gesù al cielo. Infine i discepoli vanno a insegnare il Vangelo.
Il Vangelo secondo Luca è un'analisi storica accuratissima. La Resurrezione è trattata con particolare attenzione: le donne, la Maddalena, Giovanna, Maria madre di Giacomo, la corsa di Pietro al sepolcro e il suo stupore, i discepoli di Emmaus (qull di cui parlava Marco). Infine l'apparizione agli Apostoli e la spiegazione del loro compito di annuncio di salvezza. L'Ascensione, appena accennata; "Poi ritornarono a Gerusalemme con grande gioia". La grande gioia e la centralità del Tempio di Gerusalemme sono le caratteristiche della fine del Vangelo di Luca.
Il Vangelo secondo Giovanni, il più spirituale. La partecipazione emotiva di Giuseppe di Arimatea, di Maria di Magdala, l'apparizione ai dieci e poi anche all'incredulo Tommaso, la prima fine e la seconda fine.
L'apparizione sul Lago di Tiberiade in forma di straniero, la missione affidata a Pietro, il destino di questi e infine la chiusura di due discorsi che attualizzano il Vangelo al 100 d.C.: il fatto che Giovanni muoia, poiché i Cristiani credevano che l'apostolo non dovesse morire, chiude alle superstizioni e ai "discorsi fuori dal Vangelo" che già all'epoca circolavano; la seconda questione, il paradosso di scrivere tutto quello che ha fatto Gesù, "il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere". Quasi una profezia, se il Messia non fosse già arrivato...
Dunque, alla luce della meditazione di questi finali evangelici, viene da affermare con intensissima gioia. Buona Pasqua, CRISTO è RISORTO VERAMENTE, ALLELUJA!
La Pasqua di Cristo sia sempre in noi e nella nostra testimonianza.
Barabba - recensione della seconda parte della fiction Rai
BARABBA
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Barrabás
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