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Home POLITICA Blog politico Brescia e il ritorno in piazza di Silvio Berlusconi

Brescia e il ritorno in piazza di Silvio Berlusconi


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Brescia, città di 190mila abitanti circa, seconda per numero di abitanti della Lombardia, importante arteria industriale dell'Italia del Nord, sta vivendo uno dei momenti importanti della campagna elettorale per le Comunali.

Il 26 e 27 Maggio si voterà per dare un sindaco alla città.

Per l'uscente Paroli scende in campo tutto il partito e addirittura il capo, Berlusconi.

Perché?

In realtà le comunali interessano meno, ciò che interessa a Silvio Berlusconi e la riforma del sistema giudiziario italiano.

Voi direte, ma come, con l'Italia a un passo dal default, con gli stipendi che non si pagano, con i drammatici atti di disperazione, con la disoccupazione che galoppa, si pensa alla giustizia?

Vi rispondo che la giustizia è uno dei tallone d'Achille dell'Italia ma non l'unico, eppure, ciò che più risulta indecoroso, a me e a tanti Italiani, è che si lamenti della giustizia proprio lui, proprio Silvio Berlusconi, proprio il capo dei banditi.

Il fatto che si protesti proprio oggi e proprio a Brescia si deve a un fatto antecedente di qualche giorno: la condanna in appello a 4 anni di carcere per Berlusconi per l'accusa di frode fiscale addebitatagli alla fine del noto processo Mediaset.

Gli avvocati del condannato avevano fatto richiesta di trasferimento del processo proprio a Brescia, terra tradizionalmente di destra. (A Brescia, per anni, hanno candidato il figlio del Presidente della Lega Nord).

 

Pure, credo che la notizia di questa manifestazione sia rilevante anche perché Berlusconi torna in piazza. Infatti la scorsa campagna elettorale, nella quale ha recuperato un grande svantaggio percentualistico, l'ex premier l'ha condotta principalmente in tv, con comparsate in tutte le reti e con mezzi di informazione schierati a tutto spiano per lui o andando nei palazzetti, in cui una addomesticata folla di "seguaci" ascoltava e osannava il suo operato.

Dopo la campagna elettorale era tornato in Piazza del Popolo, a Roma, ma oramai i toni erano diversi, il risultato elettorale era accaparrato.

Adesso, invece, tornare in Piazza per una manifestazione-campagna elettorale, seppure per parlare di un altro, sta vedendo contestazioni accese da parte di altri cittadini che hanno provato a sfondare il cordone della polizia.

Il fatto che mi preme sottolineare è che Piazza Paolo VI, che per quanto ovale ricorda Piazza Navona, è piccola e l'immagine fa parere che ci sia più gente di quella che ci si immaginerebbe.

In più il palco è a tre quarti della piazza.

Dunque una piazza non piena, ma gente c'è, come naturale.

 

A questo proposito, commentava su Facebook l'invito alla manifestazione:

Fermo restando, per indissolubile adesione al principio di obiettività che ogni scelta morale deve compiere, si dica che birra, panino e gadgets vari fanno parte di ogni manifestazione, specie di quelle di Sinistra, delle cooperative ecc...

Il punto non è questo.

Sapete come ho commentato il volantino?

Birra, panino e 10 Euro: la politica italiana degli ultimi 50 anni ridotta a questo!

Perché se si riduce una manifestazione, un comizio al prendersi un pranzo e dei soldi o un gadget o a una grigliata tra amici, a mio giudizio si perde il senso della cosa, cioè del vero motivo per il quale si va a sentire parlare un politico.

I politici sanno che basta soddisfare il popolino per un'ora, con una distrazione e poi si lascia che comandino loro.

Invece la Costituzione della Repubblica Italiana dice altro. Dice che uno non compra un aderente alla manifestazione con birra e panino (e questo fa il manifesto di invito degno di una festa di paese e non di un'attività politica). In più, nessuno dovrebbe vendere l'adesione a una manifestazione per birra e panino e 10 Euro.

Non è il panino e la birra né i dieci euro che dovrebbero invogliare una persona a sentire le parole dal vivo di un politico, ma l'alta valenza delle parole stesse, il loro spessore etico, la precisa analisi del momento del Paese...

Ma questo, forse, è chiedere troppo ad un Paese che l'uso giullaresco della retorica, pure straordinaria arte antica, ha piegato ai voleri dei troppi cianciatori che spesso prevaricano anche i rari giovani che vorrebbero davvero innovare quest'Italia che non va...

Viva l'Italia, viva la Repubblica!