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Gli improbabili dati statistici e la manipolazione dell'informazione in Italia

La Storia, magistra vitae, ci insegna a capire il presente in cui viviamo e come esso sarà raccontato dal futuro.

Così, usando paragonare un periodo storico con un altro, seppure con le dovute prudenze, ci accorgeremo che è proprio dei regimi dittatoriali o delle oligarchie o di regimi misti, l'avere un solido controllo dell'informazione, della comunicazione, della cultura.

Per capirci, anche se la Repubblica Federale Tedesca si chiamava "repubblica" tutto era meno che "repubblica" ma, per molti anni, è rimasto uno Stato satellite degli Stati Uniti.

Così la Repubblica Italiana, così la Repubblica Democratica Tedesca, che, oltre alla beffa di non essere repubblica non era nemmeno democrazia, aumentando così il disagio della palese incompatibilità nome-fatto.


Perciò oggi possiamo affermare che la Repubblica Italiana non è Repubblica. Certo, non da oggi, ma oggi, per lo meno, ce ne possiamo rendere conto in modo definitivo.

Ce ne accorgiamo per l'ignobile scenetta a cui dobbiamo essere (ahinoi) spettatori.


Il solito discorso di fine anno del Presidente della Repubblica, allora, diventa termometro politico-sociale.

Anzitutto alcune impressioni preliminari:

A) Questo del 2013 doveva essere il primo discorso di un nuovo Presidente, un nuovo inizio, e non l'ottavo di un Presidente così controverso e così sottostimato;

B) Il Paese è in una condizione morale, psicologica, sociale e politica, devastante. Nel suo discorso - da quello che hanno riportato i tg poiché io non l'ho ascoltato integralmente - ci sono state le solite parole del solito politicante italiano e non delle forti prese di posizione da parte del più alto rappresentante della nazione italiana;


La battaglia sulle cifre, poi, è imbarazzante.

Ad ascoltare la sempre mai stata indipendente Rai (ora sempre più dipendente, livello di spersonalizzazione inimmaginabile fino a pochi anni fa) il discorso 2013 sarebbe stato ascoltato più ascoltato di quello del 2012.

Se la cifra fosse vera, quel discorso sarebbe stato seguito dal 2% di telespettatori in più, ma questo dimostrerebbe:

A) che l'anno scorso è stato seguito pochissimo;

B) che il titolo "Boom di ascolti" (parlando di 10 milioni di telespettatori!) è per lo meno un'iperbole, se non una menzogna o una devianza;

Pure la storia del boom di ascolti è stata rilanciata da altre testate:

L'Unità parla del 12% e pubblica il testo ufficiale del discorso. Strano che lo stesso giornale affermi, in un altro articolo, che gli spettatori sulle reti Rai sarebbero stati poco più di 7 milioni con un 26,23% di share;

La Repubblica è, invece, più prudente: anzitutto dà più numeri e poi non parla di Boom ma di ascolti in crescita, anche se poi, leggendo bene l'articolo, si scopre che gli ascolti di Rai e La7 sono aumentati di 14.000 unità mentre sulla sola Canale 5 ha registrato un -460.000 spettatori.

 

Se l'aritmetica non è un gioco +14.0000 e -460.000 fa un saldo negativo!

 

Il Corriere della Sera più o meno copia la placidità de La Repubblica ma, poiché dà anche la possibilità di votare l'articolo, ben il 44% di votanti si dice "indignato" da quel pezzo informativo, il 4% è triste, il 2% preoccupato, il 9% è divertito e il 39% è soddisfatto.

 

Il gioco, certo, potrebbe continuare, ma il risultato sarebbe il medesimo: trovarci dinnanzi alla Caporetto della libertà, imparzialità e onestà dell'informazione pubblica italiana, manipolata dalla consorteria dei media, oltraggiata dai contestatori (M5s, Fi, Lega) e senza più un senso.

 

 

Il commerciante ribelle alla mafia

Fatto di cronaca tra i fatti di cronaca che potrebbe passare sotto silenzio e non deve.

Perché se nasci al Sud, in Sicilia, a Palermo, in un quartiere difficile, per esempio a La Noce, devi essere mafioso o devi seguire la mafia o rispettarla o temerla o...

Parrebbe un destino segnato.

Invece è destino scegliere di essere liberi, come un ex galeotto che si è rifiutato di pagare il pizzo.

Persino il capomafia si è scomodato per andare a chiedergli il pizzo, adducendo che un ex detenuto non è credibile per la Polizia, ma quello l'ha ricacciato.

Cambiare vita!

Che grande insegnamento!

E questo, purtroppo, a prezzo del pestaggio che qualche giorno dopo il capomafia ha commissionato contro di lui. Un altro scagnozzo, con un martelletto da industria, ha selvaggiamente picchiato quel coraggioso commerciante.

Ora, ci sono stati 8 arresti.

 

ARTICOLO SU LA REPUBBLICA

Allora le riflessioni che faccio io sono:

a) no a indulto e amnistia; questi devono stare dentro e lavorare in carcere;

b) la mafia non esiste di per sé; la mafia è come l'erbaccia: attecchisce dove c'è mancanza dello Stato (e lo Stato, ahinoi, a La Noce non c'è quasi mai stato e ora nemmeno al Nord c'è più). Lo Stato deve reagire meglio e più prontamente ancora.

c) la mafia si combatte anche e soprattutto con la cultura;

d) lezione di Cristianesimo: peccato, pentimento, cambiamento di vita. Lode a quell'uomo;

 

In attesa di non so cosa: che ognuno faccia la propria parte (anche e soprattutto gli onesti- la maggioranza in scacco di una minoranza), che lo Stato rinasca, che ci siano amministratori illuminati, che la cultura fiorisca nel deserto, che il Natale parli ai cuori delle persone, che il Signore si manifesti in qualche nuovo onesto eroe che dia esempio e forza ai giusti...

Pure, deve essere un moto unitario. Così si cambiano le cose, in modo permanente.


 

Etica, moralità, immoralità e amoralità: i gradi della passione civile

I Greci e i Romani, eredi di una grande tradizione culturale proveniente dall'Oriente, a loro volta innovatori di quella tradizione e facitori di cultura, per arrivare ai livelli di civiltà a cui giunsero dovette basare il loro prestigio, prima ancora che sull'esercito, per altro importantissimo all'epoca, su una organizzazione interna ben specifica che proponeva una visione attiva e partecipativa dell'individuo, pur rigorosamente all'interno della propria categoria sociale, alla felicità e prosperità della società tutta.

Individuo-società erano in rapporto tra loro. Talvolta anche con forti limiti per la libertà personale, per non mitizzare sempre e necessariamente il passato, ma esigendo dal privato un certo comportamento pubblico.

 

Allora sembra necessario fare chiarezza tra i termini.

 

ETICA

La più importante opera che ci spiega questa parola filosofica è l'Etica Nicomachea di Aristotele.

Etica deriva dalla parola greca Ethos, il posto da vivere. Per questo poi è passato ad indicare anche come comportarsi nel posto in cui si vive.

Da questo, oggi etica è un comportamento comune che gli appartenenti ad un gruppo devono necessariamente seguire per il bene comune.

Chi si comporta pensando al bene comune, nell'ambiente comune è un ente etico.


 

MORALE

 

Moralis deriva da Mor, costume, tradizione.

Indica un'etica personale, un codice personale di comportamento che l'individuo adotta in piena libertà, rispettando gli altri e gli ambienti anche quando si esula da una legge etica.

 

Per esempio, semplificando, si potrebbe dire:

 

Mancanza di Etica ETICA

Butto la carta nel parco. Raccolgo una carta nel parco e la getto

nei cassonetti.


Mancanza di Morale MORALE

Picchio una donna tra le mura di casa. Do un'offerta ai poveri.

 

Un'ulteriore questione che dà spunti di riflessione interessanti è ricordare a noi stessi che siamo depositari da sempre di un nome e di un cognome e che essi corrispondono a qualcosa di etico (non etico) e morale (non morale).

 

FRANCESCO BONOMO

sta ad indicare l'augurio morale che i suoi genitori gli hanno fatto sperando che sia libero (francesco) e che sia un brav'uomo.


Si potrebbe dunque dire che gli uomini rendono onore agli auguri che portano se hanno un senso etico e morale della vita nella loro comunità e tra i muri di casa.

 

IMMORALE

Immorale è il fare contro la morale. Se è moralmente ed eticamente scorretto rubare, io DELIBERATAMENTE rubo, per contrappormi a quel sistema di valori, a quella legge.

L'intenzionalità dell'ente immorale dà ragione anche della sua pretestuosa e a volte irrefrenabile alterigia.

 

 

AMORALE

Amorale è il comportamento che non risponde a nulla, anarchico, che non si interessa, non si pone nemmeno l'interrogativo se sparare a una persona sia morale o immorale.

In questo atteggiamento c'è una totale indifferenza all'uomo, a sé stessi e alla scelte che si compiono ed è anche l'atteggiamento più pericoloso in cui si possa scivolare.



 

Chi è Bentino Berlusconi

Se l'Italia fosse un'opera sarebbe una tragedia.

L'Italia, infatti, ha per sangue gli Italiani e gli Italiani hanno per anima la tragedia.

Così, per proprietà transitive oppure per sillogismo aristotelico, possiamo affermare che la storia d'Italia è fatalmente segnata da un tragico destino.

Quello di Bentino Berlusconi.

Chi è Bentino Berlusconi?, ti domanderai, amico lettore.

Egli è un mostro politico, protagonista indiscusso della tragica politica del Bel Paese.

Nasce tra la Romagna e Milano e vive di sfrenato desiderio delle luci della ribalta. Arrivato, a qualunque costo, nelle stanze dei bottoni e avendo bisogno i ricchi di un rappresentante dei propri interessi egli si pone immediatamente come volto pubblico appetibile, come salvatore della Patria dei conservatori, degli industriali e dei banchieri.

Così la tragedia ha inizio. Generalmente essa ha durata di venti anni.

Come ogni buona tragedia che si rispetti, nei primi tempi, il mostro politico riscuote simpatie e successo, mostra grinta e fierezza, apre a orizzonti nuovi e veicola le speranze della povera gente in motti loquaci e slogan da comizio elettorale.

Poi, giunto al potere, mostra la sua vera natura. Non l'Italia né gli Italiani né gli interessi generali ma curare il proprio orto, i propri interessi, gestire la spartizione di cariche ecc...

 

Quindi, nei periodi solari in cui non coltiva nulla e distrugge ciò che di buono fanno gli altri, i germi della decadenza sono prodotti.

Quando la crisi arriva, e la crisi arriva sempre (o quasi), quando la Nemesi storica ritorce lo stame della vita e degli eventi contro il Nostro, allora egli gioca violentemente la propria invecchiata fierezza divenuta arroganza e usa il proprio deteriorato potere divenuto tirannia, ma non serve, non più. Ormai, qualcosa si è rotto. Inevitabilmente.

Quel sistema da loro creato o ricreato o favorito, quello stesso sistema ora, davanti all'indignazione più o meno manifesta del popolo italiano, lo scarica, lo abbandona, se non fosse una parola troppo alta si potrebbe dire che lo tradisce.

 

Così questo mostro politico che si credeva invincibile cade a terra come un Golia, cede, è un vinto.

Quando il sistema (che pure è corrotto, che pure non è sano) oramai sente l'odore della sua fine e gli si scaglia contro, allora egli fa le valigie e tenta di scappare in Svizzera, riesce a scappare in Tunisia o si ritira nel suo fortino di Arcore (per ora).

Questo personaggio (che provochi guerra, distruzione e regime antiliberale, che sconquassi la moralità pubblica con un sistema di corruzione diffuso e persino promosso e ostentato, che continui l'opera dei predecessori abbassando il livello culturale della politica con l'immissione in massa di soggetti dalle scarsissime qualità umane, morali e intellettive) è sempre un grave danno per la società.

Quando l'Italia se ne accorge sono dolori.

E così, oggi che è finito un altro di questa schiatta di impostori, a quando il prossimo millantatore? Il venturo banditore di menzogne? Il futuro schernitore dei principi?

 

Perché con questo Parlamento e con questa sottocultura italiana media, non è questione di nomi o di volti ma di cuore e di anima. Non c'è verità in un gruppo di mentitori.

 

Se però si vuole tagliare tutte le teste di quest'Idra, si studi, si pensi al bene comune, si promuovano confronto, fratellanza, unità e pace.

Perché chi va a governare governi. Con la passione di sentire nel proprio battito il battito di milioni di altre vite che tendono gli orecchi al suono e alle parole del capo, guida morale e politica verso un nuovo inizio, anche se difficile, ma con una nuova fine, più lieta.

Per fare del solito canovaccio drammatico dell'Italia degli ultimi secoli, una lietissima e più alta commedia.

 




 

Silvio Berlusconi ex senatore

 

27 NOVEMBRE 2013

ore 17:20 circa

Il Senato ha votato per la decadenza di Silvio Berlusconi dalla carica di senatore della Repubblica Italiana.


Oggi è un giorno lieto!

L'Italia è libera dal tiranno!

Gioisci, Italia mia! Anche se dopo molto, la giustizia trionfa!

 
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