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L'Isis, i vandali, il malgoverno, la scuola e il centenario

Post sommativo.

Molte notizie sconvolgono e agitano l'animo, questi giorni, sebbene da molto tempo non veda più la televisione e devo dire che ne guadagni in salute (non per il disinteresse per l'umano ma per il tipo di informazione).

Scrivo solo ciò che penso di queste questioni:

Isis: l'Isis è un gruppo terroristico che più di Al Qaeda è stato creato anche dall'Occidente e rientra nella più vasta opera di ricongelamento della nuova Guerra Fredda in atto (cfr Ucraina).

I vandali: gli Olandesi, come i Leghisti. Roma non può permettersi di essere invasa a piacimento da gentaglia. Non voglio usare la solita retorica del "Roma è Roma" anche se è vero. Basterebbe dire che il sistema di giustizia per gli uni e l'educazione e il senso logico per gli altri, dovrebbero fermarli prima che inizino nuovamente.

Il malgoverno: ancora senza respiro questo governo illegittimo cerca voti nella scuola. Adesso si autocompiace delle primarie in Campania (pare che la gente stia votando), anche se a ben vedere il voto di scambio c'è sempre stato, anche molto prima che lo dicesse l'autore di Gomorra.

Se dovesse cadere, non si sentirebbe rumore.

La scuola: la cosiddetta "buona scuola" altro non è che la solita riforma caciarona che si presta a molteplici letture, tutte come di strade senza sbocco. Trasmissioni tv hanno dimostrato l'inganno. C'è una poca conoscenza dei problemi reali, legata alla poca conoscenza della situazione culturale del Paese, oltre ai soliti meschini interessi di partito.

Il centenario: si dovrebbe ricordare la Grande Guerra, perché non accada più e siamo, invece, alle soglie di un periodo turbolento come quello. Non è vero che il popolo non scende in piazza perché ignorante. Quello francese non era tutto di filosofi! Credo che sia per mancanza di fame generalizzata e di poche idee che non si scenda in piazza. Se dovesse essere, come per qualsiasi popolo di qualsiasi Paese, sarebbe un distruggere e ricostruire imprevedibile. Si dovrebbe trovare una soluzione diversa ma chi non ascolta di cosa parla?


 

La strage degli estremisti a Parigi

Oggi ho posto una domanda ai miei ragazzi, dopo avere raccontato quanto accaduto ieri in Francia: è più importante la libertà o il rispetto?

Molti hanno risposto in favore della prima, molti della seconda, solo due hanno risposto come avrei risposto io: l'uno e l'altro sono complementari, perché si è liberi solo se si rispetta gli altri.

Se infatti si preferisce la libertà ci si schiererà dalla parte dei giornalisti sennò da quella di chi si è sentito offeso da quella satira.

La satira. Catullo, Giovenale ne sono stati maestri e ci hanno trasmesso il disgusto per i propri tempi con parole forti. Però, più che i versi volgari e licenziosi (come gli arcaici fescennini), ci ricordiamo di loro per gli attacchi colti alla Roma ladrona del tempo loro.

La satira non ha limiti? Alla satira, in nome della libertà, è tutto concesso?

Molte copertine del Charlie Hedbo erano volgarissime, ma questo non giustifica il terrorismo e le armi.

Allora?

Il concetto di tolleranza, di cui il Candido di Voltaire è stato manifesto all'umanità, ha toccato il punto più basso proprio a Parigi, nella terra dell'integrazione (falsa?) tra algerini e francesi, nella patria della dea Ragione, nello Stato laico per eccellenza.

 


 

Tregua di lunga durata Israele Hamas

Tregua di lunga durata, da due giorni, dal 26 Agosto 2014, tra Israele e Hamas. Così almeno titola Il Sole 24 Ore, giornale attento non solo agli aspetti finanziari e meramente economici, ma anche alle analisi politiche generali.

Tregua, dunque, non pace.

Tra Israele e Hamas, invero, non tra Israele e la Palestina.

Perché non credo che ci sia un problema Israele Palestina. Ci sono persone che cercano, tra mille difficoltà, di promuovere cultura di pace da una parte e dall'altra, ci sono milioni di persone che "devono" vivere una in contatto con l'altra, a Gerusalemme ma anche nei Territori ecc... Questo è come vivere sul cratere di un vulcano ma, al tempo stesso, è come abbattere le grandi distanze culturali tra gli uni e gli altri. A ritmo lento, a ritmo che ci vorranno centinaia di generazioni, ma a ritmo continuo.

Resto, come dire, scettico che questa situazione di tensione possa risolversi e, d'altronde, Hamas è estremismo come estremismo sono i coloni israeliani e le forze armate del Paese della Menorah.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ora, poiché già in queste ore si sta strumentalizzando la tregua, avvenuta soltanto per la mediazione dell'Egitto, unico tra i Paesi musulmani ad avere una moderazione e lungimiranza degna dei tempi (nonostante abbia i suoi problemi interni come tutti).

Strumentalizzare la tregua è dire "vittoria di Hamas", "vittoria di Israele".

Sicuramente non è la vittoria delle migliaia di vittime innocenti morte sotto le bombe o dei soldati e civili uccisi da razzi o da incursioni.

Non è la vittoria della Pace.

Non è la vittoria del Medio Oriente.

Non è la vittoria di Abu Mazen, inoperoso (o meglio, inascoltato?) con i suoi, né di Nethanyau, sempre più in bilico nella Knesset.

 

LA TREGUA è UNA TEMPORANEA VITTORIA DI TUTTI, IN ATTESA DI UNA PACE, CHE VUOL DIRE CONCORDIA, RISTABILIMENTO E FUTURO SERENO.

PER QUELLA MAGNIFICA TERRA E PER L'UMANITA'.


 

La globarchia

Nessuno può immaginare il futuro esattamente come sarà. Nessuno tranne profeti e scienziati.

Così nessuno, men di tutti io, poteva immaginare che l'11 Settembre 2001 avrebbe fatto finire l'era americana, e in genere l'era di un solo dominatore del mondo, di un solo egemone (per dirla gramscianamente), per iniziare quel mondo stile impero romano e stile Stati Uniti che è oggi il nostro presente. L'era dell'interetnicità, dell'interrelligiosità, dell'interumanità e della tecnologia come non più solo ausilio ma come indispensabile compagna della vita (disintossicandosi dagli eccessi).

In una parola il nostro nuovo mondo è, per cercare una parola più poetica delle precedenti, la GLOBARCHIA, il potere non di un popolo né di uno Stato ma di tutti i popoli, dell'intera umanità.

Messaggio già evangelico, ma dirlo scuote le coscienze. Anche per questa nuova sintonia uomo-Dio, mi aspetto, in futuro, dei sensibili miglioramenti.

Così l'è sempre stato, così lo sarà sempre.

In fondo, immaginare esattamente il futuro non si può, ma se si è vissuto, ma se si è amato, ma si è letto, qualcosa molto prossimo all'esattamente si può pure fantasticare.

 

La globarchia

Nessuno può immaginare il futuro esattamente come sarà. Nessuno tranne profeti e scienziati.

Così nessuno, men di tutti io, poteva immaginare che l'11 Settembre 2001 avrebbe fatto finire l'era americana, e in genere l'era di un solo dominatore del mondo, di un solo egemone (per dirla gramscianamente), per iniziare quel mondo stile impero romano e stile Stati Uniti che è oggi il nostro presente. L'era dell'interetnicità, dell'interrelligiosità, dell'interumanità e della tecnologia come non più solo ausilio ma come indispensabile compagna della vita (disintossicandosi dagli eccessi).

In una parola il nostro nuovo mondo è, per cercare una parola più poetica delle precedenti, la GLOBARCHIA, il potere non di un popolo né di uno Stato ma di tutti i popoli, dell'intera umanità.

Messaggio già evangelico, ma dirlo scuote le coscienze. Anche per questa nuova sintonia uomo-Dio, mi aspetto, in futuro, dei sensibili miglioramenti.

Così l'è sempre stato, così lo sarà sempre.

In fondo, immaginare esattamente il futuro non si può, ma se si è vissuto, ma se si è amato, ma si è letto, qualcosa molto prossimo all'esattamente si può pure fantasticare.

 
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