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I centri culturali del Rinascimento - Venezia


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Aldo Manuzio. Basterebbe il nome del più noto tipografo d'Italia, promotore dell'Accademia Aldina, per lasciare comprendere il ruolo che Venezia ebbe durante il Rinascimento.

Se Milano era un Ducato tirannico, i Savoia controllavano militarmente  il Piemonte, due repubbliche dovettero soccombere a Firenze al ritorno dei Medici, lo Stato della Chiesa era una Roma birbona e una massa di paeselli del centroitalia sepolti dal grigiore della mediocrità e ottenebrati dalla mano predace di un clero sempre pià corrotto, se Napoli era un regno illiberale, l'unico Stato italiano libero era Venezia.

A Venezia si stampava di tutto, quasi senza alcun pudore, in un'atmosfera che rendeva la città un baluardo per la libertà degli uomini tutti.

Pietro Bembo vi scrive e vi pubblica, Trissino vi agisce, l'Aretino vi trova rifugio alla sua vita scandalosa ed errabonda. L'Aretino che inventerà il mestiere del letterato che non vive di protezione del signore, come in tutto il Rinascimento, ma del proprio lavoro, dei propri scritti, diventando così un mercenario della penna. Mercenario della penna, sì, ma sempre meglio che della spada.

Il grande nemico dei poteri costituiti, fossero essi Papi, duchi, re ed eccetera eccetera, riuscì a premonizzare la letteratura moderna.

Venezia, anche politicamente, è stata essenziale per la stabilità dell'Italia anche all'indomani della Riforma di Lutero, la quale raggiunse la città che fu oggetto di blandizie e cura da parte dei Papi che non potevano più permettersi di avere nemici tra i confini nazionali.

Venezia perse la sua libertà molto tardi, ma la perse. Quando uno dei suoi nobili poté consegnare un ricercato al Papa.

Strano pensarlo ma è così, mentre ardeva sul patibolo Giordano Bruno, a Campo dei Fiori, in quel momento Venezia perse la sua innocenza e la sua tanto difesa e tanto onorata libertà.

E fu lì che buona parte degli slanci etico-morali del Rinascimento svanirono.

Di quella Venezia manteniamo il rimpianto, al pari dei tanti turisti che l'accalcano oggi come Durer secoli fa, rimanendo abbagliati da tanta bellezza e da tanta eterogeneità.