Melchisedek e il Saladino: un inno di pace e di amicizia in Boccaccio
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Se possiamo essere certi che i guerriglieri dell'Isis non abbiamo mai letto di Melchisedek e del Saladino, possiamo bene sospettarlo di tanti occidentali di oggi e di ieri i quali parlano di Cristianesimo senza aprire il Vangelo o ripetendo fino al logoramento stereotipi lontanissimi dalla realtà e ciò fanno con la Bibbia e il Corano.
Se non si volesse farsi un'idea della religione tramite i testi sacri, sarebbe appunto l'incontro tra un usuraio ebreo e un grande condottiero musulmano la strada giusta per capire, ancora oggi, il rapporto tra le religioni.
L'incontro letterario tra i due è descritto nella splendida novella scritta da Giovanni Boccaccio che testimonia come lo scrittore toscano abbia continuato la grande strada della tolleranza tra popoli e religioni attraverso la fede e la cultura.
Giovanni Boccaccio, scrivendo il Decameron, vuole far capire a tutti - anche a quei borghesi a cui dedica, di fatto, l'opera - che dopo la terribile peste del 1348 il mondo è cambiato.
E così, Boccaccio, che è stato anche il più grande novelliere della letteratura italiana e il primo dantista (studioso di Dante), ci descrive questa storia.
Filomena (la narratrice di turno tra i dieci giovani che si erano rifugiati fuori Firenze per scampare alla peste), comincia a raccontare:
C'era un giorno il famoso Saladino (vincitore dei Crociati) che aveva bisogno di denaro.
Gli viene in mente Melchisedek, che è un usuraio ebreo ad Alessandria.
Potrebbe prendergli i soldi con la violenza ma non vuole (sia perché capo giusto sia per non scatenare proteste fra gli Ebrei).
Allora decide di convocarlo e porlo davanti ad un tranello.
Gli chiede: tu, Melchisedek che sei così saggio, dimmi, quale delle tre grandi religioni è quella vera?
Naturalmente, Melchisedek, che è davvero saggio, risponde all'astuzia del sovrano.
Come risponde? Qui il capolavoro. Aggirando l'ostacolo.
Se, infatti, avesse risposto la mussulmana, il Saladino gli avrebbe preso i soldi tacciandolo per apostata (colui che rinuncia alla propria fede); se avesse risposto l'ebraica, il Saladino gli avrebbe preso i soldi accusandolo di miscredenza; se avesse risposto la cristiana peggio ancora.
L'usuraio ebreo, allora, racconta una storia: un re ha un anello prezioso che decide di regalare al migliore suoi figli. Questo anello passa di generazione in generazione fino a che non arriva ad un re che ha tre bellissimi e bravissimi figli. Tanto bravi che non sa decidere a chi lasciarlo. Allora decide di far fare due copie identiche ad un orefice. Erano talmente identiche che nemmeno il re sapeva quale fosse l'anello originale.
Così prima di morire, vista l'insistenza dei figli, ne diede uno a testa.
Quando egli morì tutti rivendicarono il trono, ognuno mostrando il proprio anello.
E così non si riuscì mai a stabilire quale anello fosse il vero.
Così, dice alla fine della storia Melchisedek, è per le tre religioni.
Il Saladino, sorpreso da tanta saggezza, gli svelò le sue vere intenzioni verso di lui se non fosse stato ammirato dalla sua risposta e dalla sua storia.
Così Melchisedek GENEROSAMENTE (dice Boccaccio) prestò i soldi al Saladino. Il Saladino glieli restituitì e gli fece anche dei REGALI.
I due divennero amici.
Questa novella è, dunque, un inno alla pace e all'amicizia.
I livelli di narrazione, poi, sono un'altra componente interessante in Boccaccio.
NARRATORE DI 1 GRADO - La voce in terza persona che narra tutto il Decameron (voce sotto cui si cela l'AUTORE, Boccaccio stesso).
NARRATORE DI 2 GRADO - Filomena, la giovane a cui toccava raccontare la novella.
NARRATORE DI 3 GRADO - Melchisedek che dentro la storia di Filomena racconta al Saladino la storia degli anelli.
Quindi in questa pagina di letteratura si racchiude un capolavoro narratologico e un capolavoro di umanità.
A cui noi tutti dobbiamo ancora, sempre essere grati a Giovanni Boccaccio.