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La morte di Bin Laden, la pace di Obama e il mondo in crisi


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Bin Laden is dead! Strike! Giustizia è fatta!

Urla di giubilo, come queste, in questi giorni hanno fatto il giro del mondo. Urla di giubilo che sono partite dalla voce dei potenti e sono scese sino all'intestino del più "pulciaro" degli accattoni di New York a Madison Square.

Lo stesso Mr Obama ha proclamato al mondo: "Giustizia è fatta!".

Problema numero 1: ma noi, occidentali, moderni, eredi di umanesimo ed illuminismo, sappiamo cos'è la giustizia?

Certo, come non ammettere una buona dose di sorpresa e di adrenalina, alla notizia. Osama Bin Laden, l'imprendibile, è morto!

Nessuno, diciamo la verità, credeva che lo trovassero. Lo si immaginava in una grotta sperduta, tra l'Himalaya, ma giustamente un capo, il capo di un'organizzazione tanto potente, come poteva accontentarsi di una grotta, per vivere?

Questa operazione, allora, condotta dai servizi segreti americani, aumenta il prestigio degli stessi ma apre a degli interrogativi.

Problema numero 2: se gli Americani sono capaci di stanare Osama Bin Laden, così come fecero con Saddam, come non credere che abbiano potuto manovrare con molta meno difficoltà pagine enormi della storia contemporanea, dalla morte di Aldo Moro a quella di papa Giovanni Paolo I? Dalle stragi e le guerre civili africane, ai dittatori del Sud America, a loro compiacenti?

Ora, si diceva nel discorso di Barack Obama, il mondo è più sicuro. Sei sicuro, Presidente? Sei davvero sicuro?

Io capisco, da uomo, da storico che uno come lui, che ha tanto rimbrottato a Bush le guerre, ora si ritrovi con truppe americane in Afganistan, intervento in Libia, minaccia di intervento in Siria e poco lusinghiere rotte per il futuro, ma, d'altronde, come non ricordare che gli è stato conferito il PREMIO NOBEL PER LA PACE?

Problema numero 3: Sono, le sue, parole da PREMIO NOBEL PER LA PACE? E' un uomo di pace? O di guerra?

La morte di Bin Laden porterà nuove morti innocenti, in Europa e nel mondo. C'è da temere, però, e questo è peggio, che Bin Laden sia ora per gli Arabi o, più in genere, per gli Islamici, un martire. Un grande martire, da seguire e imitare.

 

Problema numero 4: La guerra mediatico-politico- militare tra Stati Uniti (leggi mondo occidentale fanatico e capitalista) e Al Qaeda (leggi mondo islamico integralista e fanatico) porterà a nuove e ben più catastrofiche conseguenze? L'odio si espanderà? Lo spettro di un largo conflitto potrebbe delinearsi?

 

Forse, se il 2011, anno della morte di Bin Laden, non fosse stato anche l'anno della rivoluzione araba, della rivoluzione coraggiosa di Algeria, Egitto, Tunisia, Libia e Marocco, Yemen e Siria contro i propri re e dittatori, forse, dico, sarebbe stato molto molto più evidente il rischio di alienare possibili e intricate vie di pace in questo oceano di sangue.

L'America è sempre un grande paese e come i grandi paesi che hanno guidato la storia dell'umanità, affianco a cose buone e utili stanno compiendo errori che peseranno in futuro, su di essi e su tutti noi.

D'altra parte l'Europa e l'Italia sono ridicole imitazioni della civiltà che furono.

L'Asia si desta, troppo silenziosamente, per ora. Il loro silenzio mi spaventa più delle parole che direbbero.

E questo mondo non ha anima, né contatto con Dio, nè grazia dal cielo, né amore.

Signore, dona a noi la pace, agli uomini e le donne tuoi figli. La salvezza in Te è piena e già tra noi. Tu sei con noi.

 

Ultimo aggiornamento (Lunedì 27 Giugno 2011 13:53)