Giolitti bifronte
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GIOLITTI BIFRONTE
Giovanni Giolitti non è stato un uomo politico innovativo, almeno per quanto riguarda lo stile.
Lo stile era quello, vecchio e profondamente italiota, del compromesso e del tutti contenti che sfiorava, quando non invadeva, il campo dell'intrallazzo, del clientelismo (quasi la salutatio dei Romani), dell'atteggiamento ambiguo che aveva caratterizzato gli Italiani nei secoli di domini stranieri e negli anni postunitari.
Agostino De Pretis, ad esempio, è il riconosciuto artefice di quella politica della "compravendita" (il noto fenomeno del Trasformismo) che in realtà aveva rappresentato anche alcuni momenti, sebbene meno frequenti, dei primi governi di Destra postcavouriani, come quello di Minghetti.
Così, dopo Minghetti, De Pretis, Crispi (il quale, da socialista è stato uno dei primi ministri italiani più guerrafondai e meno vicini agli interessi dei rappresentanti del mondo del lavoro).
Con queste premesse, era ovvio che Giovanni Giolitti sarebbe stato un liberale tipico, un lungimirante, un accrescitore di ricchezza e un ammodernatore dello Stato, ma un liberale tipico, colui che, per fermare l'avanzata elettorale della Sinistra prima forgia riforme pro-popolo e poi chiama al voto e alla vita politica i Cattolici. L'uomo degli scandali finanziari, dei favori alle aziende industriali del Nord e ai grandi proprietari del Sud (anche l'acquiscenza è un reato, anche l'immobilismo legislativo ed esecutivo).
Ultimo aggiornamento (Lunedì 20 Gennaio 2014 20:45)