Ponte degli Angeli, Roma
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Notizia di cronaca di qualche giorno fa è che Ponte degli Angeli, a Roma, è divenuto ricettacolo di parecchi immigrati clandestini che, all'aria aperta, sfruttati dalla mafia, non tutti vogliosi di cercarsi un lavoro in mezzo alla terra o in campo edile dove spaccarsi la schiena, PER MEZZO DELLA COMPLICITà di chi compra la loro merce (contraffatta, che non paga tasse allo Stato, i cui profitti vanno alla malavita), davanti alla stessa ipocrisia dello Stato che fa in modo che i poliziotti passi da lì, facciano fuggire i migranti, e, una volta passi (svolto ipocritamente il loro "dovere") questi, i clandestini, tornano a posizionarsi sul Ponte, beh, tutto questo meccanismo è il frutto dell'Italia 2013, un'Italia misera da un punto di vista ETICO-MORALE, POLITICO, SOCIALE ed ECONOMICO.
E se si pensa che un posto unico al mondo è rovinato dai clandestini, che gli stessi clandestini in questo modo non sono tratti né cristianamente da fratelli né da delinquenti (e quindi non so cosa siano...) e se si aggiunge che queste scene di vedono a Venezia, a Pisa, a Napoli e in tutte le città d'Italia, specie quelle turistiche, si capirà che tutta sta puzza che l'Italia del Terzo Millennio è migliore, ha tanti diritti e badabim e badabam non è né vera né verosimile.
L'Italia di oggi (e la Roma di oggi) è uno screditante, ipocrita, immarcescente spettacolo dal quale tutti i popoli della Terra rifuggono quasi con orrore.
Che pena mi fai, patria mia. Quanto piange per te l'anima mia!
In mano a gente rozza, volpina e assassina, nessuno si lamenta e protesta, nessuno boicotta il sistema, nessuno cambia nulla. Che si potrebbe cambiare semplicemente scendendo in piazza, da Febbraio a Luglio, senza comprare più nulla ai negozi (che non sia alimentare) e senza comprare più dagli stranieri (merce rubata o contraffatta) e senza partecipare a questo gioco al massacro che oggi siamo. Lo spettacolo più triste e più basso al quale mai democrazia del mondo sia arrivata.
AR PONTE DE L'ANGIOLI
Der ponte indove l’angiolo parlava
a li garibardini e a li garzoni
e tutta la Passione se spiegava,
ner sito che pe’ dumilanni bboni
se so venuti a spiecchià li peregrini
che le mijara trattava pe’ minchioni
er Papa de turno e li su’ sordatini
e er ribelle ciaveva l’urtimo pasto
a vedé penzolasse il grugno a Ròma,
me lo volete dì che c’è arimasto?
Si mo ite in quer core de Ròma
indove ce passorno li poveti,
l’inventori e er popolo de Ròma,
si mo ite ce se venneno tappeti
tutti li giorni e tutto er giorno sano
a forza de clandistini e de ZZZ
E si pe’ sbajo ce passa quarche romano
sarà pecché sti tempi nun lavora
e se consola pensanno “So’ romano!”.
Invece là ce trovi tutte l’ora
sti migrati neri e gialli e viola
che venneno le cose a la strafora.
Si passa ‘na pattuja de madame
scappeno via de mezzo a li turisti
e Ròma addiventa er circo de le dame.
Che appena queli nun se so più visti
quell’antri aritorneno a l’affari
pe’ sgridà pe’ via li peggio aquisti!
E questa è l’Urbe, ‘na triste cloaca
de farisei itajani senza ammore
nun tratteno da fratelli l’africani
ma compreno ar prezzo mijore.
E quelli nun je ‘ngozza fa li cani
e sguadagnasse co’ la zappa ‘na cinquanta
ma vonno fa li principi e sovrani.
Me se dirà, e qua er punto se pianta,
se semo Cristiani ovvero de Sinistra
ce dovemo penzà rami de pianta.
Ce sto! Chi ama l’Itaja e l’amministra
pe’r bene de tutti, bianchi o neri,
bada a quer che disce ‘na ministra
e no se è nata a Troia o ad Algeri;
cusì ‘a gente s’aritorna amica
e aritorna a fa li fatti li penzieri
e l’Itaja sarà come ‘na Ròma antica
e Cristo e Maometto pe’ fratelli
e ‘n tutto er monno ce sarà la bica
e nui sfesteggeremo a li Castelli.
30 Ottobre 2013