Obama lo spione ovvero la politica del sospetto e il fragile equilibrio della pace mondiale
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Nella biografia del due volte Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, spicca il Premio Nobel per la Pace assegnatogli nel 2009, anno in cui ha iniziato il primo mandato.
Eppure, come uomo di pace, ha fatto molto poco:
- ha ritirato (dopo molto) le truppe dall'Iraq ma le ha mantenute in Afganistan (sebbene sotto egida Onu, ma senza addivenire a soluzione);
- è pesantemente intervenuto, insieme a Francia e Gran Bretagna (e altri Paesi europei) in Libia;
- è intervenuto in Siria, armando i ribelli (si è sfiorato lo scontro con la Russia):
Già solo questo non può che far sorgere molti dubbi sull'effettivo valore di Barack Obama come uomo di pace.
Per giustizia bisogna ricordare che la sua riforma della sanità aiuterà milioni di Americani, che non possono permettersi un'assistenza sanitaria, ma per contro è stato più forte il suo contrasto contro l'immigrazione clandestina (senza trovare soluzione che non repressiva).
Quindi se ha fatto molto poco per la pace e molto per aumentare la tensione in tutto il mondo, l'ultimo degli scandali che lo ha visto coinvolti è sicuramente inquietante.
Il Datagate, lo scandalo che ha rivelato che gli Stati Uniti spiavano le comunicazioni in altri Paesi (e i numeri di telefono personali anche di importanti capi di Stato), è uno scivolone irritante. Di stile e di pratica.
Questa è la politica del sospetto, la politica del controllo.
Chi scrive è stato un sincero entusiasta sostenitore di Obama, quando fu eletto, ma, a conti fatti, la sua amministrazione è stata tutt'altro che distensiva e pacifica.
Ultimo aggiornamento (Domenica 27 Ottobre 2013 13:03)