Un breve ricordo di Alberto Bevilacqua
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Sette giorni fa Alberto Bevilacqua si è eternato. Cosa naturale. Meno naturale è il modo ed è l'effetto di questo suo passaggio. Il modo, perché pare che non gli sia stata attribuita la giusta assistenza; l'effetto, perché ha fatto emergere le divergenze tra la sorella e la compagna.
La compagna ha accusato, come detto, i medici di cattiva gestione della salute del poeta-romanzieri parmigiano, la sorella, invece, non ha ravvisato alcuna loro colpa.
Si è arrivati all'autopsia, la quale ha accertato che l'autore è morto per complicanze naturali.
Io ho conosciuto Alberto durante gli anni universitari, a Bari. Purtroppo, e da sempre, la mia memoria è scarsa.
Doveva essere un anno tra il 2001 e il 2004, in una libreria di Bari prossima all'Ateneo (forse in Via De Rossi).
Attendevamo questo scrittore famoso, di cui però io non avevo molte informazioni.
Quando entrò quest'uomo grosso, tarchiato, dall'enorme faccione buono, quasi un Pompeo, fiero, dallo sguardo severo e indagatore intorno, dalla subita e presta allegria, io e noi tutti ce ne fecilitammo. Perché, se si presentò immediatamente abbozzando un sorriso, quella sera fu un buon novellatore della propria vita attraverso la presentazione del suo nuovo libro.
Oh! Questo ricordo aiuta la mia memoria. Doveva essere la presentazione dell'Attraverso il tuo corpo. Ricordo le parole pesate, il saggio e goliardico raccontare la sua vita dell'infanzia, la figura materna a cui sempre corrispose poesia e narrazione. In definitiva, di Bevilacqua mi rimase l'impressione che fosse un onest'uomo. Forse dedito troppo, per la mia concezione delle cose, all'amore carnale, ma pur sempre un brav'uomo.
Fugure così sono sempre state e saranno sempre la speranza di un futuro di maggiore umanità.
Ultimo aggiornamento (Domenica 15 Settembre 2013 10:49)