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LAUDES CREATURARUM, CANTICO DELLE CREATURE, CANTICO DI FRATE SOLE


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Il Laudes Creaturarum o Cantico delle Creature o ancora Cantico di Frate Sole è il primo testo poetico della tradizione italiana. Prima di esso, in volgare, erano state composte ballate giullaresche, ma nulla di paragonabile, per forma, per uso allegorico della parola, a questo scritto-preghiera di Francesco, datato 1224.

 

 

Altissimu, onnipotente, bon Signore,

Altissimo è la definizione di Dio data dal sacerdote Melchisedek ad Abramo: «Sia benedetto Abramo dal Dio Altissimo, creatore del cielo e della terra…».

Onnipotente è un altro aggettivo inscindibile dal concetto stesso della divinità.

In Genesi 17,1 Dio parla ad Abramo e dice di sé: «Io sono Dio onnipotente. Cammina davanti a me e sii integro».

Nei Vangeli solo una volta Dio è chiamato onnipotente, nel Magnificat mariano: «Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente!».

Iniziare la lode con questi due aggettivi riferiti al Signore, è dirgli: “Tu sei il creatore, tutto è stato creato dall’alto, da te perché tu puoi tutto. Tu sei l’architetto dei cieli e l’ispiratore della vita!”.


tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione.

“sono Tue le lodi, la gloria e l’onore e ogni benedizione”. Cosa vuol dire “sono Tue”? Ti appartengono, certo, ma c’è un sentimento di esclusività in questo. Appartengono a Te solo! Le vere lodi, la vera gloria, il vero onore e le vere benedizioni sono Tue, stanno con Te. Questo verso indica che Dio è verità, oltre ad attribuirgli titoli regali.


Ad te solo, Altissimo, se konfàno et nullu homo ène dignu te mentovare.

“A te soltanto, Altissimo, si confano (possono essere attribuite) e nessun uomo è degno di ricordarti!”.

Quel che si diceva, dell’unicità ed esclusività di Dio, è confermato dall’inizio del nuovo periodo.

Qui c’è una netta differenza tra il Dio del Principio, Altissimo e Onnipotente e Vero e l’ingresso del personaggio secondario, l’uomo che è subito in una posizione subalterna. Nessun uomo, dunque, si può paragonare a Dio! (E quante volte, tuttavia, questa riflessione filosofica e questa raccomandazione è stata smentita da sciagurati fatti storici!).

Come fa un essere creato a essere creatore, a sostituirsi al Creatore è un fatto filosoficamente inspiegabile e scientificamente errato. Un essere, si dirà, che non sa da dove venga o che dice di venire dopo la creazione del proprio pianeta, come fa a diventare principio di quel pianeta e di quell’universo che lo hanno creato? San Francesco ne è ben conscio.


Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole, lo qual’è iorno, et allumini noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore, de te, Altissimo, porta significatione.

“Lodato sii, mio Signore, con tutte le tue creature, specialmente messere fratello sole, il quale è giorno e illumini noi attraverso lui. Ed egli è bello e raggiante con grande splendore, di Te, Altissimo, porta significazione (è l’immagine, il simbolo, l’allegoria).”

La lode di Francesco va alla Creazione tutta, mirabile opera di Dio, specialmente al “messere fratello sole”. Il sole è chiamato “fratello”, grandissima rivoluzione culturale, questa. Non è un dio, come per alcuni popoli antichi, ma l’immagine di Dio! Non è al servizio dell’uomo, ma al servizio di Dio. è Dio (soggetto) che illumina gli uomini attraverso il sole!

Codesta precisazione grammaticale, permettimi lettore, sebbene possa sembrarti pedante io la ritengo essenziale.

Ma poi, mi sono interrogato. Perché “messere”? Messere significa signore, sta per nobiluomo.

Dunque, assistiamo ad un climax, prima l’umanizzazione del sole, chiamato “signore” e poi la sua fratellanza “fratello” in nome della comune mano creatrice.

Bello, raggiante con grande splendore sono gli aggettivi più opportuni per definire il sole. Forse proprio il bello è una invenzione francescana. Bello, a mio parere, starebbe per “datore di bellezza”. La luce del sole, infatti, dà forma e colore alle cose, che altrimenti, senza di esso, sarebbero tutte scure e uguali, indefinibili.


Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle, in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.

“Lodato sii, mio Signore, per sorella luna e le stelle, in cielo le hai formate chiare e preziose e belle”.

Si passa al cielo notturno, che è altra immagine positiva, perché creata da Dio. La notte ha per protagonista la luna, della quale si può fare un discorso simile a quello di suo fratello, e le stelle, queste sì aggettivate perché particolari: chiare, limpide, segno, indirizzo al pescatore e al pellegrino, luci nel buio, indicazioni di salvezza; preziose, appunto per questa utilità connessa al loro chiarore, alla loro distinguibilità, sono la presenza di Dio in un paesaggio altrimenti indecifrabile, come detto prima, sono tanti piccoli soli; belle, dove la bellezza delle stelle credo sia diversa da quella del sole, in esse non c’è possibilità di “dare ad altri oggetti la bellezza”, non c’è la bellezza indispensabile del sole, per capirci, bensì, piuttosto, la serena bellezza dell’infinito dei mondi, dei cieli, dei pianeti e delle galassie.

Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale a le tue creature dai sustentamento.

“Lodato sii, mio Signore, per fratello vento e l’aria e il cielo nuvoloso e sereno e ogni tempo, attraverso il quale alle Tue creature dai sostentamento”.

Francesco passa in rassegna, ora, il vento e l’atmosfera, la grande volta del cielo, sia nuvoloso, sia sereno, e ogni tempo. La lettura di vento, atmosfera e cielo e nuvole è una lettura estatica, incantata, di meravigliose creature di Dio, tutte dipendenti dal Principio del tutto.

Oggi noi sappiamo che ci sono alcune leggi dietro la formazione, direzione e potenza del vento, dietro le diverse caratteristiche dell’atmosfera e la formazione e lo spostamento delle nuvole e quindi l’idea che Dio soffi per spostare le nuvole è ormai accertatamente e scientificamente inconsistente, una favola antica, direbbe Leopardi.

L’insieme delle leggi che contraddicono il “sentimento favolistico” di Dio che sposta le nuvole soffiandoci sopra è detto “fisica”.

Dunque ha ragione la fisica, naturalmente.

E però, se ci pensiamo, proprio qui sta il punto. Francesco non dice per nulla “Lodato sii, mio Signore, perché sposti il vento e soffi sulle nuvole…” ché questo sarebbe pure stato consono alle conoscenze tecniche del suo tempo. Francesco ringrazia il Signore per avere creato il vento, le nuvole eccetera… Creato vuol dire, a mio giudizio, dato la possibilità che si formassero. La stessa normazione dei processi fisici che sottendono alla formazione del vento (peraltro una forza fisica invisibile, ricordate il dialogo Gesù- Nicodemo?) e delle nubi, cioè la fisica, è la dimostrazione che tutto l’universo risponde a delle leggi e che quindi la “favola moderna” che tutto sia nato a caso e che tutto risponda al caso è da considerarsi non corretta.

Lo sguardo di Francesco è quello di un innamorato di Dio che ammira la bellezza delle creature di Dio.

Altra rivoluzione culturale di Francesco: è Dio che dà sostentamento all’uomo attraverso il tempo delle stagioni e le creature. è questa legge del tempo che Dio ha stabilito (causa) ad avere l’effetto fisico della maturazione dei frutti (conseguenza).


Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.

“Lodato sii, mio Signore, per sorella acqua, la quale è molto utile e umile e preziosa e casta”. Di sorella acqua si devono sottolineare i quattro aggettivi e di questi uno in particolare, già menzionato per quanto riguarda le stelle. Le stelle erano preziose perché utili a riscoprire (mantenere) la fede in Dio e nella creazione anche quando la creazione più vicina, quella terrestre, non si vede e si vede, per compenso, quella più lontana. Dell’acqua, invece, si dà un diverso senso: di essa si dice, infatti, prima che è utile e poi che è preziosa. Va da sé che i due aggettivi non devono essere sinonimi, se non si vuole pensare più ad un gioco poetico artificio di Francesco piuttosto che a una sua profondissima riflessione filosofica.

L’acqua è utile perché l’uomo è fatto di acqua, perché con l’acqua lava, cucina, si pulisce eccetera… ed è preziosa perché senza acqua l’uomo morirebbe subito. Più preziosa dello stesso cibo, se è vero che senza cibo un uomo resiste di più che senza acqua. Dunque, l’acqua è così tanto preziosa da essere il primo elemento fisico (e segno di Dio) terrestre salutato da Francesco.

Essa, in più, è anche umile, semplice, perché le cose semplici sono quelle indispensabili. Ricordate chi ha fatto l’elogio dell’umiltà, “gli ultimi saranno i primi e i primi gli ultimi?”, “chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato?”.


Laudato si’, mi Signore, per frate focu, per lo quale ennallumini la nocte, et ello è bello et iocundo et robustoso et forte.

“Lodato sii, mio Signore, per fratello fuoco, attraverso il quale illumini la notte ed esso è bello e giocondo e robustoso e forte”.

Il fuoco è simile al sole, illumina, e alla luna e le stelle, perché illumina la notte. Dei quattro aggettivi, uno si ripete, il solito bello. Perché la creazione è bella!

Bello è il sole, belle sono le stelle, ora bello è il fuoco. La sua bellezza è la proprietà incredibile di essere un piccolo sole tra le mani degli uomini. Giocondo, perché guizza sereno nelle notti d’estate, attorno ad esso c’è l’ilarità di una comunità che si ritrova; è robustoso, perché fornisce calore d’inverno e forte perché è stata la prima importante difesa dell’uomo.


Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.

“Lodato sii, mio Signore, per sorella nostra madre terra, la quale ci sostenta e governa e produce diversi frutti con coloriti fiori ed erba”.

Quel principio generale lodato precedentemente, citando il tempo, ora è esplicato nei casi umani, come abbiamo citato prima. Dio sostenta l’uomo attraverso la terra che, questa sì, sostenta (e qui Adamo, il lavoro umano, il pane attraverso il sudore)e governa, è la terra a governare l’uomo in nome di Dio, in quanto ci contiene e mantiene al proprio interno tutto ciò di cui l’uomo necessita.

Essa sì produce frutti e coloriti fiori ed erba, immagine bucolica. La terra produce frutti, fiori ed erba ma è il lavoro dell’uomo a rendersi necessario perché siano coltivati, raccolti e, infine, mangiati.


Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore, et sostengo infirmitate et tribulatione.

Beati quelli ke 'l sosterrano in pace, ka da te, Altissimo, sirano incoronati.

“Lodato sii, mio Signore, per coloro che perdonano in ragione del Tuo amore e sostengono infermità e tribolazione”.

Ecco l’uomo, dunque. Dopo tutta la Creazione l’uomo, la più perfetta creatura della Creazione, la più libera e quindi, potenzialmente, la più vicina e la più lontana da Dio.

Qui sta la vicinanza a Dio, il riconoscersi Suoi figlioli, nel perdonare e nel sopportare le malattie e i pericoli. Consigli di vita di Gesù Cristo, magistralmente da Lui stesso attuati.

E quindi una beatitudine: beati coloro che sosterranno tutto ciò in pace, che da Te, Altissimo, saranno incoronati.

Per la terza e ultima volta il Signore è chiamato Altissimo.

Sono beati coloro che perdonano e sostengono malattie e pericoli, come ha promesso Gesù, perché saranno da Dio incoronati, e la corona di gloria del cristiano è la salvezza eterna, il premio dei giusti.


Laudato si’ mi’ Signore per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò skappare: guai a cquelli ke morrano ne le peccata mortali; beati quelli ke trovarà ne le tue santissime voluntati, ka la morte secunda no 'l farrà male.

“Lodato sii, mio Signore, per sorella nostra morte corporale, dalla quale nessun uomo vivente può scappare: guai a quelli che morranno nei peccati mortali; beati quelli che troverà (la morte) nelle Tue santissime volontà, che la seconda morte non farà loro del male”.

Sorella nostra morte corporale: altra rivoluzione culturale di Francesco, la più grande, forse.

Ricorderò voi ch’era la morte per gli antichi, un vago oltretomba, un vago mondo ultraterreno; una morte in battaglia era gloria, il tuo nome sulle bocche del tuo popolo. La morte per i primi Cristiani era premio di salvezza, invece, mentre durante l’Alto Medioevo diventa una vera e propria ossessione collettiva. Lo spauracchio usato dai potenti per opprimere le menti e le coscienze.

Che Francesco, quasi mille anni dopo, recuperi il senso originario della morte cristiana è un dato assolutamente rilevante.

La morte è sorella, non qualcosa necessariamente da temere, né la fine di tutto.

Che se fosse qualcosa da temere in ogni caso o fosse la fine di tutto, allora coloro che compiono ingiustizie e stragi sarebbero impuniti ed a questi soggetti la prospettiva è più che allettante.

Se invece la morte è passaggio, giudizio, crisi, si direbbe, chi commette crimini, si uccide, ruba, froda dovrà ben temere la morte.

Un’altra legge fisica, la morte, dalla quale nessun uomo vivente può scappare, così come nessun uomo poteva ricordare Dio.

E qui si parla per la prima e ultima volta di coloro che non fanno la volontà di Dio, i peccatori.

Guai a loro (che ricalca il “guai a voi…” di Gesù Cristo) che muoiono impenitenti, senza avere capito la Creazione, Dio, la vita.

Beati coloro che (seconda e ultima beatitudine francescana) moriranno nella volontà del Signore (che hanno rispettato la Sua legge, hanno amato, vissuto, lodato Dio e il Creato, hanno sostenuto malattie e difficoltà; e perché saranno beati? Perché mai? Perché la seconda morte non farà loro male, perché il giudizio che porterà male ai malvagi porterà salvezza e bene ai buoni e il male non li toccherà, la minaccia del nulla e del niente, la minaccia dell’ingiustizia non li scalfirà.

è la libertà dal male predicata e richiesta dal Padre Nostro, dalla preghiera insegnataci da Gesù.

Laudate et benedicete mi’ Signore' et ringratiate et serviateli cum grande humilitate

“Lodate e benedite il mio Signore e ringraziateLo e serviteLo con grande umiltà”.

Una preghiera nella preghiera. Tu che ascolti, tu che leggi, loda e benedici il Signore Dio, l’Altissimo, l’Onnipotente per le ragioni della preghiera, ringraziaLo, come l’ho ringraziato io, dice Francesco, e serviLo, cioè ascolta i Suoi comandamenti, le sue regole di vita, impara l’amore dal Suo amore. E tutto questo fai con “grande umiltà”.

L’umiltà è la base dell’amore di Dio, chi si fa piccolo come questo bambino entrerà nel Regno dei Cieli, disse Gesù.


Allora, non è un capolavoro di amore e di umiltà, questa preghiera. Non si è fatto piccolo, la più piccola parte del Creato, Francesco, per potere lodare il Signore?

Il Cantico di lode, iniziato dall’invocazione all’Altissimo si chiude con la preghiera all’umiltà.

Dio è Altissimo, l’uomo per avvicinarLo deve rimpicciolirsi, farsi più piccolo di quello che è.

Non costruire Torri di Babele, ma amare umilmente.

E questo il segreto che Francesco ci ha insegnato in questa preghiera.

 

 

LAUDES CREATURARUM

Altissimu, onnipotente, bon Signore
tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione. 
Ad te solo, Altissimo, se konfano, 
et nullu omo ène dignu te mentovare. 

Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature, 
spetialmente messor lo frate sole
lo qual’è iorno, et allumini noi per lui. 
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore: 
de te, Altissimo, porta significatione. 

Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle: 
in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle. 
Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento 
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, 
per lo quale a le tue creature dài sustentamento. 
Laudato si’, mi’ Signore, per sor’acqua, 
la quale è multo utile et umile et pretiosa et casta. 
Laudato si’, mi’ Signore, per frate focu, 
per lo quale ennallumini la nocte: 
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte. 
Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra, 
la quale ne sustenta et governa, 
et produce diversi fructi con coloriti flori et herba. 
Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore 
et sostengo infirmitate et tribulatione. 
Beati quelli ke ’l sosterranno in pace, 
ka da te, Altissimo, sirano incoronati. 
Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra morte corporale, 
da la quale nullu homo vivente pò skappare: 
guai a cquelli ke morrano ne le peccata mortali; 
beati quelli ke trovarà ne le tue sanctissime voluntati, 
ka la morte secunda no ’l farrà male. 
Laudate et benedicete mi’ Signore et rengratiate 
e serviateli cum grande umilitate.

Ultimo aggiornamento (Domenica 05 Gennaio 2014 10:45)