SOTTO CASA SI PROSTITUISCONO E L'IMMORALITA' DEGLI EDILI
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Quando ho scritto, oramai due estati fa, i miei racconti di esordio, "Sotto casa si prostituiscono", avevo un grande magone: la speculazione edilizia che stava ingrandendo la mia città, Foggia, ma la consegnava anche, e perennemente, al ruolo bieco e senza uscita di un agglomerato irrazionale e brutto di casermoni senza soluzione di continuità, con inefficiente funzionalità e scarso o peggio ridicolo senso estetico.
Scoprire oggi, invece, a due anni di distanza, che la "trasparenza" degli edili foggiani ( e italiani) passa anche attraverso un cartellone che recita i nomi dei "responsabili" (nel più cruento dei significati!) e che illustra alla povera cittadinanza ignorante di norme, convenzioni, leggi, gusto del bello e dell'utile, illustra addirittura con una immagine come sarebbe dovuto diventare quel palazzo, beh, questa operazione di trasparenza dovrebbe rallegrare il cuore dei Foggiani, troppe volte abituato a vedersi innalzare, negli anni passati, palazzi e costruzioni affidando al passaparola il sapere che quel "capolavoro" urbanistico-architettonico si doveva a Tizio o a Caio.
Ma come è possibile che in un'area centrale della città, con un progetto già di per sé brutto persino peggio dei palazzi Matarrese di Punta Perotti (per me), come è possibile che la figura del progetto originario preveda tre condomini uniti di cinque piani ognuno e attualmente è stato innalzato il primo condominio di SETTE PIANI?
Cos'è che mi sfugge?
Come è possibile mai che nessun cittadino se ne sia accorto?
Come è possibile che nulla sappia e veda l'autorità, se si potrebbe semplicemente fermare sotto il cantiere e contare i piani sull'immagine e contare quelli reali e accorgersi che sono stati (arbitrariamente?) aggiunti due piani?
E abbiamo anche i nomi dei responsabili!
Ma in Italia, spesso, le cose peggiori si fanno alla luce del sole!
Provo una vergogna che diventa una ferita sempre più profonda, di anno in anno. La mia italianità, penso sempre che abbia toccato il fondo e invece sprofonda sempre di più.
D'altronde cosa dire ad una città come questa, in un secolo in cui la fede in Dio è scarsa e parole come "etica" e "morale" sono persino pericolose e ostacolano la pubblica e la privata ricerca della felicità?
La mia speranza, però, forse illusoria per alcuni, ragione di vita per me, mi fa sperare che questo scempio ora in costruzione, prima o poi venga abbattuto perché si costruiscano i tre piani del Museo Federiciano come prospettato nel racconto.
Fino ad allora, la mia giovinezza scalfita, il mio senso civico leso, la mia italianità relegata a margine di interessi tanto poco illustri...
Fino ad allora, Amen!