ANNUS DOMINI MMXII - IIa Avvento
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DOMENICA 3 DICEMBRE 2011
SECONDA DOMENICA D’AVVENTO
Isaia
Isaia oggi chiede a Dio di consolare il popolo di Israele deportato. Isaia ammonisce ad ascoltare una voce che grida nel deserto. Isaia esorta ad edificare una fede in Dio più solida.
Questo profeta è il più poetico dei profeti, perché, se ci pensiamo bene, fratelli, è molto severo con Israele che tradisce l’alleanza con Dio, ma nonostante ciò trova nella conversione l’unica possibilità di vivere veramente e salvarsi dal baratro, cioè guardare in alto ad implorare la misericordia di Dio stesso.
San Pietro
La spiegazione della giustizia di Dio è, nella seconda lettera di Pietro, magistrale: “Una cosa però non dovete perdere di vista, carissimi: davanti al Signore un giorno è come mille anni e mille anni come un giorno solo”.
Il Signore non ritarda nell'adempiere la sua promessa, come certuni credono; ma usa pazienza verso di voi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi. (2Pietro 3:9).
Il punto è capire che la giustizia di Dio arriva inesorabile. In apparenza non c’è, in realtà è già tra noi, come il Suo regno. Se uno ruba e vive agiatamente, già solo quella sua vita di perduto è una condanna. Che poi la violenza che ha usato gli verrà contro, questo è molto spesso accaduto, prima o poi. Non si deve affrettare la giustizia, questa smania produce vendetta. Si deve, però, perseguirla inesorabilmente.
Vangelo di Marco
Il Vangelo dell’anno presente, del mio trentunesimo anno, è il Vangelo di Marco. La lettura di oggi è “l’inizio del Vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio”.
Poi estrapola da Isaia la profezia su la famosa “voce di uno che grida nel deserto” e ci presenta quest’uomo in Giovanni detto il Battista, figura singolare, eremita che vestiva di peli di cammello, mangiava miele e cavallette, predicava la conversione del cuore e viveva, appunto, nel deserto.
Comunque, si fa cenno alla fortuna di Giovanni, se andavano da lui da tutta la Giudea e da Gerusalemme.
Domanda: perché l’evangelista sottolinea la distinzione tra Giudea e Gerusalemme? Perché avere fortuna in Giudea non è come avere fortuna tra gli abitanti della capitale della Giudea, la Città Santa.
Giovanni, se lo avessero seguito da tutta la Giudea, sarebbe stato considerato un buon profeta da molti ma alcuni avrebbero potuto dubitare; la “certificazione”, infatti, del fatto che tutto il popolo di Israele lo considerasse un profeta sta nel fatto che anche i gerosolimitani si recano da lui.
Il brano si conclude con un’anafora, una ripetizione. Anche Giovanni, specularmente ad Isaia, predice. Questa profezia rimarca ancora più fortemente il concetto già espresso. Marco ci sta dicendo “guardate che Giovanni era proprio un profeta, infatti come i profeti faceva profezie”.
La profezia del Battista è di stile allegorico ed è potente come alcune delle più belle immagini delle parabole di Gesù: “Viene uno dopo di me…”.
Come Marco aveva fatto distinzione, prima, tra giudei e gerosolimitani, anche Giovanni distingue: “io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo”.
Ogni volta, leggendo queste parole, mi torna in mente il discorso sullo spirito che Gesù fa a Nicodemo, nottetempo. Il quel discorso/lezione, Gesù fa il Rabbì e insegna a un altro Rabbì che ha l’umiltà di ascoltarlo che: “se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel Regno di Dio”.
Era la parola che ci manca, la parola che completa Giovanni e dà senso all’eterno del cielo e dell’anima umana, che poi era il dubbio in cui si era smarrito Nicodemo.
Gesù unirà l’elemento fisico (chimico, umano/biologico) dell’acqua con quello metafisico dello Spirito.