BERLUSCONI'S DEFAULT
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L'èra berlusconiana finisce. Alcuni riterranno che sia troppo presto per parlarne, altri no. Il fatto è questo: il lavoro di un intellettuale è continuo e precede, accompagna e segue sempre i grandi e piccoli eventi legati ai campi più disparati delle attività umane, ovunque ci si interessi un po' di accusare o lodare l'umanità stessa.
E così finisce il berlusconismo e non se ne vorrebbe parlare più, ma, mentre per molti altri lavori è giunto il tempo di voltare pagina, per quello dell'intellettuale pagina non si volta mai; si ritorna sempre a un certo capitolo della storia per riparlarne.
Così il 12 novembre alle 21:40 Berlusconi si è dimesso da Presidente del Consiglio.
Alcune brevi annotazioni di felicità e infelicità sul gesto:
1) La cosa più importante da capire è che Berlusconi non si è dimesso per un Colpo di Stato, né si è ritirato per aver perso alle elezioni, né per avere avuto la sfiducia (come dice lui nel videomessaggio di cui parleremo, anche se quel 308 è come una sfiducia!)... il problema primo e principe è che Berlusconi si è dimesso perché cacciato dagli Europei.
Come lo sbarco americano in Sicilia decreto la fine di Mussolini, così l'aumento dell'ormai famoso spread, il calo della quotazione dei Titoli di Stato, l'economia italiana bocciata dagli organi europei e l'Italia "commissariata" da UE e FMI sono la stessa cosa.
Dunque, gli Italiani non sanno scegliere ma aspettano sempre che altri facciano qualcosa.
La cosa è positiva, in parte: vale il discorso Libia, come sento dire in giro, "Eh, ma la Libia noi l'abbiamo aiutata...", così è giusto che ci aiutino!
Negativa lo è dal momento in cui ci si accorge che non siamo autosufficienti e questo dato è per me gravissimo e allarmante.
2) La politica ha inventato il berlusconismo. Se fosse un libro, uno di quelli che mese dopo mese fa Vespa, non so come faccia, lo intitolerei "Niente prima, nulla dopo".
Il berlusconismo è stato l'effetto di una vacatio politicae che aveva dimostrato, nel 1994, la deludente politica di fine Prima Repubblica e la scarsezza di DC e PCI, in seguito alla storica Perestrojka russa. Questo vuoto è stato riempito da Berlusconi, imprenditore e facoltoso, che con bieco populismo ha riempito di parole e di retorica gli Italiani, i quali, da par loro, sono come quei caproni e quei corvi delle favole di Fedro.
E, per rimanere in tema, Berlusconi è quella cicala che ora chiede compassione e/o comprensione. La risposta della formica, invece, è molto cristiana, è come la parabola delle dieci vergini di Matteo.
L'Italia prima di Berlusconi era debole e insensatamente votata alla perfidia; dopo Berlusconi è ridicola e insensatamente votata alla perfidia spregiudicata.
Quei nomi impropri entrati nel Parlamento Italiano (già, bisogna dirlo) con la Prima Repubblica rimarranno l'eterno scempio perpetuato da questo e dalla sua cricca.
Gente ignobile divenuta ministro o giù di lì.
Però, questo punto vuole anche accusare la Sinistra, povera e patetica quanto non mai.
Si è passati dai vecchi Occhetto e Andreotti degli anni Ottanta ai Prodi, ai D'Alema, ai Veltroni, ai Franceschini, ai Bersani. Gente inutile in un partito tanto grande quanto inefficace, che non hanno mai vinto le elezioni contro Berlusconi (se si eccettua il calderone Prodi che poi, si sa che fine ha fatto!) e che non era e non è adatta a governare perché non ha reali capacità di governo.
E adesso si aspetta che un Monti, un tecnico, come si suole dire, faccia il lavoro sporco che la Sinistra non sarebbe in grado di fare.
C'è una conclusione dolceamara alle riflessioni che, di getto, butto stamane.
Un epilogo atteso e scontato non è, non è il lieto fine per cui si vive o si sogna di farlo.
Restano le macerie delle pochezze italiche, mentre l'UE diventa "proprietà" franco-tedesca (e di questa usurpazione questi Paesi risponderanno dinnanzi alla Storia!).
Resta che l'Italia prima di Berlusconi e dopo Berlusconi è sempre quella: il Paese dell'intrallazzo, dell'imbroglio, della raccomandazione, dei grandi movimenti e delle grandi manovre tutte più o meno all'oscuro della popolazione che, anche se sa qualcosa, tace e accetta.
(Per questo le manifestazioni di questi giorni sono, comunque, per me positive! Segno di vitalità!)
L'Italia resta questa: un Paese senza morale. Anzi, con Berlusconi diventato addirittura un Paese immorale per una parte e per l'altra amorale.
L'Italia è sempre quella per cui la "liberazione" è a metà. Bisognerebbe rifondare uno spirito. Gli Italiani non sono mai stati fatti.
Chi andrà andrà sarà la "solita canzona" come scriveva, dei Papi, il Belli.
Così sia!
Ultimo aggiornamento (Lunedì 14 Novembre 2011 05:47)