28 Giugno 1914 - 28 Giugno 2014. Già cento anni.
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Cento anni fa. Già cento anni.
Lo studente nazionalista che si vede in primo piano di spalle è, come saprete, Gavrilo Princip
e i due uccisi l'arciduca Francesco Ferdinando e sua moglie Sofia Chotek von Chotkowa.
Francesco Ferdinando, come nipote dell'imperatore, era l'erede al trono dell'Austria-Ungheria.
Il figlio di Francesco Giuseppe era infatti morto nel 1889, la sua celebre moglie nel 1898.
Quando Gavrilo Princip fu arrestato, l'assassinio era compiuto. Il mondo l'avrebbe appreso di lì a poco. Non tutti avranno capito (come il sottoscritto con le Torri Gemelle) che quelle rivolverate avrebbero prodotto milioni di baionettate e cannonate e aerei e sottomarini e missili e gas... Insomma, l'Europa era pronta alla resa dei conti e quella che tutti definiscono come "il pretesto" per scatenare la prima guerra di dimensioni mondiali, era pur sempre un crimine, un crimine tanto più grave quanto quello dell'uccisione di un erede al trono di un trono oramai vetusto e senza motivo di essere, che teneva a stento in sé un'accozzaglia di popoli che oramai rivendicavano diritti di autodeterminazione.
Chi ha armato Gavrilo Princip? La sua organizzazione, la Madlia Bosna (Giovane Bosnia). Solo? Seguendo il ciceroniano Cui bono? c'erano molti personaggi e molti Stati interessati allo scoppio di una guerra. Pure rimaniamo alla Storia e non facciamo fantastoria, tante volte e già in tanti libri deplorata.
La notizia fa il giro del mondo.
L'abdicazione di uno stanco Francesco Giuseppe sarebbe stata prossima. Egli, infatti, morì dopo due anni, nel 1916, dopo 68 anni di governo.
Francesco Ferdinando sembrava essere disposto a concedere maggiore libertà ai propri sudditi, pur di dare nuovo credito alla corona. Questo non si saprà mai. Si saprà che gli Asburgo erano in una decadenza profonda e il loro impero si era già sgretolato. Ora toccava agli altri spartirsi la torta.
Quello che avvenne in un caldo pomeriggio di cento anni fa, a Sarajevo, era il perfetto finale di cause che venivano da lontano: il crescere dei nazionalismi, l'insofferenza dei ricchi per le condizioni dei poveri, la radicalizzazione dello scontro politico tra conservatori, riformatori, rivoluzionari e anarchici.
A determinare quell'attentato sono state molte le cause e non solo, come dice Saviano riportando David James Smith, per fanatismo, per le esasperate letture o per il gesto isolato di un gruppo criminale locale. La loro analisi è cronologica ma non totalmente storica. Non prendono in giusta considerazione le concause e le grandi variabili, interconnesse tra Paesi e Paesi, intellettuali e intellettuali.
Lo stesso accresciuto militarismo, le stesse tensioni all'interno degli Stati e tra Stati, le stesse intellighenzie nazionali che spingevano verso la rivincita (Sedan 1870), verso la liberazione delle terre irredente (Trento e Trieste).
Quello che successe a Sarajevo fu un crimine, ma prevedibile. Non che questa logica prevedibilità lo giustifichi, anzi. Pure, se in nome di migliori condizioni di vita erano morti la regina Elisabetta d'Austria (1898) il re Umberto I (1900), perché non prevedere la delicatezza di una passeggiata in una delle città più calde dell'impero.