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Rai, 60 candeline


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3 Gennaio 1954 - 3 Gennaio 2014.

Un compleanno importante, un compleanno da sessanta candeline.

La Rai, quando è nata, è stata il futuro.

In un Paese in macerie, analfabeta o poco più, contadino, povero, da ricostruire a prezzo di duro lavoro, la televisione era lo strumento principe del capitalismo attraverso cui la nobiltà e l'alta classe media potevano sfoggiare la propria ricchezza.

Pure, se le televisioni private erano relativamente poche, il fenomeno più interessante sono state le televisioni nei locali e nei bar. Televisioni comuni, sociali, che riunivano un mucchio di gente, ogni sera, per vedere quel mondo fiabesco in quel piccolo oggetto domestico.

 

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La Rai, prima Radio Audizioni Italiane oggi Radiotelevisione Italiana, è stata uno straordinario strumento, però, di progresso civile, morale e culturale degli Italiani, attraverso i quiz di Bongiorno o il Non è mai troppo tardi del maestro Manzi e tanti altri personaggi-uomini.

Altro importante aspetto è il ruolo della donna: le tante importanti annunciatrici di programma erano donne.

La stessa prima annunciatrice, Fulvia Colombo, ha rappresentato il gentil sesso.

L'idea della donna non era secondario, tutt'altro.

 

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Oggi, dopo 60 anni molto è cambiato.

Pochi personaggi-uomini (sia perché non liberi, sia perché troppo modaioli e poco professionisti), il ruolo della donna è cambiato ed è migliorato per le tante (troppe) presentatrici e peggiorato per il ruolo di donna-oggetto (stile velina, letterina ecc.).

 

Il ruolo morale, culturale e sociale della Rai si è ampiamente ridimensionato.

La fiducia degli Italiani idem.

Punti di forza sono quelli che un tempo si chiamavano sceneggiati e ora hanno nome necessariamente anglosassone di fiction.

In ultimo, per descrivere questa decadenza rovinosa di una grande azienda italiana sono i conti.

Se consideriamo l'aumento del canone Rai (conseguenza certo dell'aumento generale dei costi in Italia), notiamo però che da un canone di 93,80 euro nel 2002 ai 113,50 euro del 2014.

In dodici anni il canone è aumentato di 19, 70 euro!

E se uno paga per senso di giustizia, (perché non controllano, perché l'offerta non merita), è vero che sta diventando indegno e indecoroso pagare per un'azienda che ha questi conti:


2.625,5 milioni di di fatturato

215.7 milioni di di risultato operativo

245.7 milioni di di utile netto

(Fonte: Wikipedia, voce Rai, cfr. VBilancio Rai 2012)


Non ho dati certi: ipotizzando 30.000.000 di abbonati X 113,50 euro fa 3.405.000.000 euro (tre miliardi e quattro di euro).

A fronte di questa entrata, come si fa a fatturare soltanto 2milioni di euro?

Come può essere soddisfacente quel risultato operativo?

Come si può presentare un utile netto così?


Mi si dirà: beh, la Rai dà da mangiare a 11.661 persone.

Dirò, non mi sembra né una buona scusa né numeri adeguati.


Considerando che la Rai ha un Presidente, un Direttore, un sacco di tenentini, un mucchio di sergentini e magari la truppa, quella che lavora e lavora; considerando che paga un comico (Crozza) o un conduttore (Floris, di Sinistra, orgogliosamente di Sinistra, che dice "ma io quanto faccio guadagnare alla Rai? Allora mi merito il mio stipendio - famoso discorso di Sinistra!!!) beh, se ci sono tutti questi stipendioni (solo il conduttore pare percepisca 500.000 euro/anno) è logico che i conti non tornano.


Io pago per senso di giustizia ma questi soldi che mi sottraggono saranno la condanna di coloro che se ne approfittano.

L'avarizia sarà la condanna di chi si sta arricchendo!!! (Ognuno sa ciò che fa ma cifre del genere sono IMMORALI!!!).


Detto questo, c'è anche da fare i conti con un altro fenomeno recente: nelle trasmissioni, negli sceneggiati, adesso la Rai ha l'abitudine di inserire "messaggi promozionali". Altri sponsor, altri soldi di entrata. In che cosa vengono spesi? In stipendi? In collegamenti da chissà dove?


E allora, se la Rai è stata la Rai e ora è qualcosa di indefinibile, saluto il compleanno di quell'azienda di tanti anni fa non certo quella di oggi.

Avanti, Rai! se ti ricordi perché ti amammo, avanti! E se te ne dimentichi, che gli Italiani si dimentichino di te!