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Home STORIA

Blog storico

IO VOTO NO

 

Padre Pio a Roma

 

'A Santa Granne Madre Bonidetta,

ciové 'a Chiesa Romana in Concistoro

io nun la so pijà, nun cià decoro

e cammià idea come 'na saetta.


Primma Dio era bianco e mo a moretta

je damo casa, buggera e lavoro,

primma tutto era 'n affare d'oro

e mo nun ce sta manco 'na paghetta.


Cusì che t'enventa er Padre Santo

pe' quetà li zebbedei de cardinali?

Portamo a Roma in carne quarche Santo.


E chi è er più Santo d'ogne Santo

che te farebbe aricrede puro i cardinali?

Nun cià capoccia, forze, er Padre Santo?


---



Poro Pio, a Roma quann'era in vita

se ne diceva er peggio der peggiore:

che sto frate era 'n malfattore,

che s'era fatto d'acido 'a ferita.


Intanto 'na fiumana p'a salita

a piagne er su' vocione confessore,

quanno ar fine passò a mejo vita

li frati ar sordo ce fecero l'odore.

 

Cusì mo puro Francesco c'è cascato

e lo manna pe' mezza Roma 'n giro

come se fa cor circo ammaestrato.

 

'Na folla, capirai, manco San Siro,

'na fede, 'na gioia, 'n castigato

e doppo niuno torna ar capoggiro.

 

---

 

 

Pe' Roma oggi era tutt'un Pio Pio,

ma nun te crede mica pe' 'a fede,

pe' venne 'n cero a chi 'na grazia chiede,

pe' dì quanno te do e quanno me pijo.

 

Der Vaticano nun me meravijo

ch'oramai nun cià più l'ossa chi ce crede,

ma der poppolo romano in Santa Sede

cussì cristiano nun m''o ricordo io...

 

Annà a vedé sto frate 'n pennichella

pe' cinquant'anni squarciate le mano

e nun morì de sangue o svenimento.

 

Je piacerà tutto sto passamano?

Nun je girava più de sta 'n convento

preganno er monno, sì, ma 'n chetichella?

 

4 Febbraio 2016


 

L'attacco a Parigi

L'era postmoderna (o tecnocratica) si era aperta con la speranza nei cuori di un futuro veramente migliore.

C'era l'utopia, nel Duemila, di cambiare ancora "questo mondo che non va", come dice la canzone.

C'era il disegno di farsi matite in mano alla Poesia dell'anima.

C'era volontà, buona volontà.

Non certo in tutti. Potenti e affaristi c'erano e ci saranno sempre, ma nella gente comune.


Da diversi anni, la tecnologia e la mescolanza di religioni, tradizioni, razze e culture, coicidente con la crisi economica, l'ho sempre interpretata positivamente. Il nuovo mondo che si prepara.

Era un'utopia anche la mia? No di certo! A Gerusalemme ogni giorno per anni e decenni si incontrano Ebrei e Musulmani, si conoscono, sono nate addirittura delle amicizie.


Così oggi l'attentato a Parigi non rappresenta la fine di questo sogno di vivere tutti insieme.

Rappresenta solo la paura di terroristi (occidentali e islamici) di perde potere.

 

Di martedì, Floris, Crozza, Salvini e la religione

 

 

Di martedì è la trasmissione di LA7 che il duo Floris-Crozza, epurati dalla Rai, ha riscritto sulla falsariga di Ballarò (passato a Giannini).

 

Floris è quel presentatore che fa la morale ai politici, cerca di metterli in difficoltà, fa osservazioni, giudica, si schiera dalla parte dei deboli, dei pensionati che non arrivano a fine mese, fa fare servizi in cui evidenzia la meschinità della politica italica e dell'uomo medio, ma quando gli è stato chiesto quanto percepisce (500.000 euro all'anno nei tanti anni di Rai) e se ritenesse "etico" percepire quella somma egli si è difeso sostenendo di fare guadagnare all'azienda (in quel caso era ancora la Rai) molto di più.

E come dire che siccome io insegno ad una settantina di alunni a scrivere, leggere e capire, loro dovrebbero devolvere a me una parte dei futuri stipendi o dei futuri compensi. Tu vuoi fare l'avvocato, 5000 euro all'anno. Tu il primario, 10.000...

Che discorso è? Se tu lavori nel pubblico, per la televisione pubblica, e fai la morale agli altri, dai anche l'esempio.

Crozza, stesso discorso. Solo che almeno Crozza è un comico. Anche bravo. A volte ha veramente risollevato il morale alle genti di questo Paese con una battuta.

Pure nella puntata del 1 Dicembre anche Crozza riscrive la storia.

Crozza, Floris, Dimartedì sono tutti laici, per chiarire.

Bene, al minuto 4 e 26 si rivolge a Salvini, altro ciarlatano prestato alla politica, il quale nella polemica sul presepe nella scuola di Rozzano ha subito cavalcato il malcontento andando di persona a portare il presepe.

 

"Salvini, nel presepe erano tutti arabi... erano arabi a parte i re magi che erano curdi....!".

Questo ha detto tra le risate generali Crozza.

Arabi?

Subito su Facebook e sui social si è scatenata un'ironia incontenibile.

Gesù era ebreo, Maria ebrea, Giuseppe ebreo di quelli tosti, discendente di Davide.

Persino Abramo non era arabo.

Gli Arabi si affacciano dalle parti della Palestina nel VI secolo.

Dunque, Dimartedì, Floris e Crozza (che non mi risulta abbiano almeno chiesto scusa) sono della stessa ignoranza di Salvini.

Salvini porta la bandiera ma se la religione dobbiamo farla spiegare ad un comico come Crozza si capisce bene che i ruoli sono distorti e che sul Cristianesimo aleggia una grandissima e visibilissima ignoranza.

Ma tanto che ce ne frega?

Tutta una storiella. Niente di vero...

Ma niente cosa?

Non so bene, ma tanto non è vero...

 

Uhm. Secoli, millenni a studiare le Sacre Scritture, pochi, pochissimi l'hanno capita e vissuta. Certo non Salvini. Certo non Crozza.

 

Studiare, prego! E percepire in rapporto agli operai in nome di cui troppo spesso si ciarla soltanto!

 

 

 

Non storia di Foggia. Criticata, commentata e amata.

 

 

 

Il 18 Ottobre 1651 veniva innalzato l'Epitaffio (clicca qui)

 
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